Camilla Marianera, avvocata arrestata: caccia alle talpe e perquisizioni negli uffici. Cinque indagati in tribunale

Al vaglio i rapporti con funzionari della Corte d’Appello ritenuti «disponibili»

Roma, avvocata arrestata: 5 indagati in tribunale e perquisizioni negli uffici. È caccia alle talpe
di Valentina Errante
4 Minuti di Lettura
Sabato 18 Febbraio 2023, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 09:06

Cinque perquisizioni e altrettanti dipendenti indagati a piazzale Clodio. Gli uomini del nucleo investigativo dei carabinieri di Roma, coordinati dai pm Francesco Cascini e Giulia Guccione, cercano la talpa dell’ufficio intercettazioni della procura. Ma non solo quella, perché Camilla Marianera, la praticante avvocato, che insieme al fidanzato Jacopo De Vivo vendeva informazioni riservate agli indagati, aveva contatti ed entrature anche in altri uffici.

Per questo i militari si sono presentati, oltre che nell’ufficio intercettazioni, anche in quello convalide dei sequestri del Tribunale di Roma, al Tribunale di Sorveglianza e in alcuni uffici della corte d’Appello, quelli dove Marianera aveva amici e conoscenti “disponibili”, sui quali contare e dai quali ottenere notizie.

Lì, si muoveva l’aspirante avvocatessa. Pronta a svelare, in cambio di soldi, informazioni su indagini in corso, pedinamenti, intercettazioni. Ma evidentemente anche su altri aspetti delle inchieste. La spregiudicatezza della Marianera emerge in diversi passaggi dell’ordinanza: era anche capace di millantare con gli impiegati degli uffici o con le forze di polizia per ottenere notizie. Magari spacciandosi per altre persone, pur di carpire le informazioni che potesse poi vendere o che le fossero utili. 

LE TALPE

La procura è certa che la talpa dell’ufficio intercettazioni, che usava mille precauzioni per non lasciare tracce, faceva tre squilli alla Marianera quando poteva andare a ritirare gli “ordini”, e non lasciava tracce, non fosse l’unica. Si legge nella richiesta dei pm al gip: «I canali di cui si avvalgono gli indagati per attingere notizie riservate relative all’attività giudiziaria sono plurimi e non limitati a funzionari presenti nella sala intercettazioni. Circostanza confermata dall’emergere di rapporti opachi con soggetti che esercitano funzioni amministrative al Tribunale di sorveglianza». 

I SOSPETTI

Ma non soltanto: «Giova ulteriormente osservare che i due indagati intrattengono rapporti con una pluralità di funzionari, che svolgono la loro attività lavorativa presso la Corte d’Appello e presso il Tribunale di sorveglianza, rappresentati come soggetti disponibili a fornire notizie in ordine alle loro attività d’ufficio». 

IL PROTOCOLLO CRIMINALE

Ed è l’ordinanza a ricostruire altre azioni messe in atto dall’indagata: «Camilla Marianera - si legge - seppure non è altri che una praticante dello studio Condoleo, si presenta quale avvocato, addirittura millanta di essere un avvocato utilizzando anche l’identità di altri legali, quali l’avvocato Cacciotti, presentandosi in una conversazione con il personale di cancelleria di una sezione del Tribunale di Roma e poi al commissariato Viminale quale soggetto che agiva per conto dell’avvocato Cacciotti in favore di Emanuele Massucci, al fine di ottenere alcune informazioni sul dissequestro di un cellulare che infine servivano, in vero, proprio a Jacopo De Vivo. E non meno rilevanti sono i tentativi di avere informazioni presso diversi uffici giudiziari». Pratiche ripetute che per la procura «fanno evidenziare che oltre al cosiddetto protocollo criminale, legato all’acquisto di informazioni sulle intercettazioni, la Marianera abbia un complesso e continuo attivismo come tratto dai petali della sua margherita di modalità alternative di svolgere l’attività forense».

IL PERICOLO

E sono proprio queste le motivazioni che hanno spinto il giudice a disporre la custodia cautelare in carcere: «Il pericolo che la Camilla Marianera utilizzi il ruolo avuto presso lo studio legale presso cui ha prestato opera di assistenza, o con fare disinvolto, sostituendosi ad altri legali probabilmente ignari, per fini di natura oggetto di accertamento, pone in evidenza come l’indagata, anche su sollecitazione del De Vivo, operi con una estrema facilità di intessere relazioni nel campo delle attività giudiziarie degli uffici Penali delle Procure e dei Tribunali e Corti del capoluogo capitolino».

© RIPRODUZIONE RISERVATA