Roma, biglietti della metro falsi. La beffa degli utenti: «Venduti con quelli veri». Ai tornelli vengono letti come «scaduti»

La denuncia degli utenti: «Comprati nei bar di Cinecittà, erano in gruppi da 10»

Roma, biglietti della metro falsi. La beffa degli utenti: «Venduti con quelli veri». Ai tornelli vengono letti come «scaduti»
di Alessia Marani
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Mercoledì 10 Maggio 2023, 00:11 - Ultimo aggiornamento: 14:49

Da uno a tre, su dieci venduti, non sono utilizzabili. Apparentemente buoni come tutti gli altri ticket, quando provi a vidimarli nelle macchinette della metropolitana, il display elettronico, impietoso, emette la sua sentenza: «Scaduto». Nonostante i bit emessi non vidimati non siano nemmeno soggetti a scadenza. Le porte dei tornelli non si aprono, l’apparecchio suona il “bip” che indica lo stop, oltre non si passa. Eppure guardandoli e riguardandoli, questi biglietti dell’Atac sembrano perfetti: più in alto la scritta “Ticket must be stamped to validate it”, quindi il codice a barre e sotto il codice alfanumerico corrispondente, seguono le indicazioni su come utilizzare i tagliandi, le informazioni sulla loro validità (100 minuti) e la data di emissione: 01/11/2021 ore 10,30. Nessun “timbro”, lo spazio riservato alla validazione è vuoto, bianco. Segno che il biglietto è nuovo, non ancora usato. O meglio: così dovrebbe essere. 

 

IL RACCONTO

Daniela Natali ne mostra due dei presunti “taroccati” tra quelli comprati nelle ultime settimane in alcuni bar-tabacchi di Cinecittà Est: «Con mio figlio che li utilizza per recarsi al lavoro quando è di turno - racconta - acquistiamo abitualmente biglietti dell’Atac a gruppi di dieci e da almeno un paio di settimane abbiamo notato che da uno a tre non funzionano.

Ossia risultano come fossero stati già utilizzati. Quando abbiamo fatto presente l’anomalia agli addetti di stazione, quando c’erano perché spesso non c’è nessuno, ci è stato risposto di “passare lo stesso” oppure di andare a lamentarci con il rivenditore». Daniela e il figlio li hanno utilizzati prevalentemente a Spagna e a Cinecittà Est. Dei tagliandi non buoni ne hanno conservati un paio. Effettivamente le obliteratrici li respingono. Rispetto agli altri cambiano le prime due cifre nel codice alfanumerico “080” anziché “090”.

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«Sono tornata da uno dei rivenditori - spiega la donna - lì per lì non sapeva nulla, poi il giorno dopo mi ha detto che anche un’altra persona si era lamentata». I bit incriminati, dunque, non sono quelli stampati direttamente dall’azienda dei trasporti attraverso le macchinette poste nelle stazioni o nei capolinea dei bus, ma quelli consegnati dai distributori nelle rivendite. Da Atac fanno sapere che sul caso ci sono verifiche in corso, non è escluso che possa esserci un problema nella banda magnetica. Da via Prenestina arriva l’invito a tutti gli utenti del servizio pubblico romano a segnalare prontamente ogni eventuale anomalia riscontrata sui ticket acquistati. 

BIGLIETTAZIONE PARALLELA

Sebbene alla municipalizzata non siano arrivate altre segnalazioni ufficiali, infatti, per alcuni addetti di stazione il mancato passaggio dei ticket ai tornelli non sarebbe una novità. C’è chi attribuisce la responsabilità al cattivo funzionamento delle vidimatrici, chi consiglia agli utenti di «scrivere il timbro a penna» e chi, semplicemente allarga le braccia: «Ormai siamo abituati a tutto». Soprattutto la mente di chi lavora in Atac va al maxi-scandalo del 2013 quando la Procura di Roma scoprì un sistema parallelo di bigliettazione che creò un buco di 60 milioni di euro alle già disastrate casse dell’azienda. All’epoca la società fu costretta a rescindere il contratto con i grossisti, mentre il processo si concluse con la condanna di nove persone tra cui sette rivenditori. Un edicolante di Prati fu trovato in possesso di oltre 1.200 biglietti clonati.

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