Roma, avvocata arrestata: in vendita i segreti sulle persone intercettate. Si allarga il caso della talpa in Procura

Nel mirino dei giudici anche sei agenti in servizio nella sala delle intercettazioni

Roma, in vendita i segreti sulle persone intercettate. Si allarga il caso della talpa in Procura
di Valentina Errante
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Mercoledì 22 Febbraio 2023, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 09:11

Il sospetto è che Camilla Marianera, la praticante avvocatessa che otteneva informazioni riservate su intercettazioni telefoniche, ambientali e pedinamenti, non fosse l’unica cliente della talpa. O delle talpe. E che in più occasioni, anche negli anni, notizie segrete siano state consegnate all’esterno, proprio a vantaggio degli interessati. Sono in tutto undici gli indagati nell’inchiesta sulla gravissima violazione dei segreti della procura di Roma che ha rivelato una falla in uno degli uffici più importanti della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio. Nomi di sospettati che si aggiungono a quelli della stessa Marianera e del suo fidanzato, Jacopo De Vivo, entrambi arrestati con l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari. 

I pubblici ministeri Francesco Cascini e Giulia Guccione valutano la posizione di cinque dipendenti del Tribunale e della Corte d’Appello, ma stanno soprattutto verificando il ruolo di sei persone che lavorano nell’Ufficio interforze (carabinieri, polizia e guardia di finanza) dove avvengono le intercettazioni.

E che Marianera ha indicato come luogo dove aveva un amico e poteva ottenere informazioni. Nei giorni scorsi sono stati perquisiti uffici e abitazioni. Mentre l’impiegato della Corte d’Appello, anche lui finito sul registro degli indagati per i suoi rapporti con l’aspirante avvocatessa, è stato trasferito in un altro ufficio. 

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I SOSPETTI

Anomalie nelle inchieste erano emerse in diverse occasioni. Durante lo svolgimento di molte indagini, negli anni, è accaduto più volte che i sospettati, intercettati, dopo avere cominciato a fornire elementi utili, hanno smesso di parlare, oltre che al telefono anche in casa. Più volte le cimici piazzate nelle auto sono state ritrovate dagli interessati sotto inchiesta. Così come appuntamenti fondamentali tra sospettati, per i quali erano stati previsti pedinamenti, non sono mai avvenuti. 

L’UFFICIO

Dopo avere verificato che davvero Marianera, per poche centinaia di euro, poteva fornire notizie come: «inserito gps sullo sulla macchina», oppure «predisposto pedinamento su via... o sotto casa», grazie a un amico che lavora «dove c’è la gente con le cuffie», i militari del nucleo Investigativo di Roma si concentrano su poliziotti, carabinieri e finanzieri dell’Ufficio intercettazioni che si interfacciano con la sezione amministrativa. In tutto sono quattordici, di cui sei i sospettati. E la procura non esclude che il contatto di Marianera fosse l’unico disposto a “vendere” le notizie. Ma dubitano anche che l’aspirante avvocatessa fosse la sola “cliente”. Proprio l’età e il ruolo, 29 anni e neppure avvocato, fanno propendere gli inquirenti per il fatto che altre grosse indagini possano essere state danneggiate pagando cifre più cospicue, di quelle offerte dalla ragazza. 

 

LA TRIANGOLAZIONE

All’esame della procura adesso ci sono i tabulati e i telefonini. Non soltanto dei due arrestati, che avevano fornito le notizie sulle indagini in corso a Luca Giampà, marito di Mafalda Casamonica, ma anche quelli dei dipendenti di procura e tribunale che sono stati indagati. Il sospetto è che ci siano state delle triangolazioni e che Marianera, quando ha recuperato le notizie utili, non abbia neppure incontrato la talpa. 
Gli accordi tra l’aspirante avvocatessa e il suo contatto prevedevano che dopo avere consegnato le richieste fosse lui a lanciarle il segnale che erano disponibili e poteva ritirarle: tre squilli da numero anonimo sul cellulare. Come è avvenuto il 22 settembre scorso, quando Marianera manda un messaggio al fidanzato: «Sto andando in trib». Ne esce con le informazioni che consegnerà a Giampà al Fungo dell’Eur. Tuttavia, non si esclude che Marianera e la “talpa” quel giorno non si siano neppure incontrati. La sua fonte potrebbe avere consegnato le informazioni richieste a terzi che, quella mattina, le hanno poi girate all’aspirante avvocatessa. Una sorta di catena, che adesso potrebbe emergere proprio dall’esame dei telefoni degli undici indagati. Alcuni dei quali in forza a uffici che non trattano notizie riservate. 

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