Utenti bloccati, annuncio di acquisizione dei post «per tutte le azioni del caso», toni che infastidiscono l’utenza già alle prese con i cronici disservizi di Atac. E, da ultimo, l’accusa più grave: se una segnalazione arriva da un account Twitter vip, allora la si controlla. Se viene da un normale utente, muore lì. Il rapporto fra i romani e Atac non è mai stato idilliaco. Se poi il carico lo mette sopra l’account Twitter nel rispondere agli utenti, la situazione non può che peggiorare.
LA MICCIA
Il caso esplode dopo la segnalazione via Twitter dell’annuncio in metro «attenzione agli zingari» denunciato sul social il 10 marzo scorso da Francesca Mannocchi.
LE LAMENTELE
Andando a volo d’angelo: 20 marzo «@infoatac che succede a San Giovanni? Non ci fanno entrare in metro»; 19 marzo, «@infoatac, notizie di quando o se riprende il 19 da e per piazza dei Gerani»; «monitor orari passaggio metro banchina Termini direzione Battistini ancora non funziona ormai da 3 giorni». Oppure il 17 marzo: «cortesemente potete indicare tempi di attesa ponte Mammolo direzione Laurentina».
E così via: andando all’indietro si contano decine di segnalazioni analoghe con foto di degrado nelle stazioni della sotterranea, di gente assiepata sulle banchine della metro con gli indicatori dei tempi d’attesa da treno accelerato, di disagi per scale mobili e ascensori fermi. Il tutto che, però, cade nel silenzio dell’azienda. «Sono due settimane che ho segnalato il tabellone rotto a Bologna direzione Rebibbia ma nemmeno avete risposto, @infoatac», scrive un passeggero il 20 marzo. Che ancora non dà cenni di aver visto. In compenso, risponde un altro utente prendendo spunto da una risposta Atac proprio per il caso “attenzione agli zingari”. «Noi non chiniamo il mento di fronte a nessuno. Le segnalazioni vengono trattate tutte allo stesso modo, indipendentemente dalla penna che le scrive», cinguettava Atac il 10 marzo.
I TONI
I toni però non si sono inaciditi solo negli ultimi giorni. Limitandosi solo agli ultimi mesi: «Ti invitiamo alla moderazione, non sono ammessi toni diffamatori» o «qui non sono ammessi toni insultanti e neanche diffamatori» o «oltre a non essere ammessi toni di insulto e discriminazione non è ammessa neanche la diffamazione». La colpa degli utenti? Aver criticato i toni su Twitter di Atac. E a chi aveva da ridire sull’uso della seconda persona singolare, il tu, Atac risponde: «Sui social, di solito, ci si dà del tu (mutuato dal mondo anglosassone). Sentiti libero di non seguirci o di non menzionarci se non ti piace il nostro tono di voce». Controreplica degli utenti: «Non siete i social manager di zia Concetta. Siate più istituzionali». Fino alla soluzione estrema: il blocco degli utenti.
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