I biglietti registrano un crollo nelle vendite del 20 per cento rispetto agli anni precedenti al Covid. Poi, bisogna fare i conti con le oscillazioni verso l'alto delle forniture di carburanti ed energia. Risultato? Atac si ritrova con una perdita da 40 milioni di euro nel bilancio 2022. Il primo dopo la chiusura del concordato preventivo, che azzerando il debito monstre (1,3 miliardi di euro) avrebbe dovuto aprire una stagione di rilancio del vettore. Questa situazione ha spinto il direttore generale di Atac, Alberto Zorzan, a scrivere all'azionista, il Comune, denunciando «una condizione di sofferenza» e - soprattutto - chiedendo più soldi. Senza i quali, oltre a quelli che servono per ripianare i conti, sarà quasi impossibile garantire o aumentare le corse verso la periferia e sostenere la spesa per le manutenzioni, vista la crescita dei prezzi dei ricambi. Un problema, quest'ultimo, molto sentito a via Prenestina: sia perché il parco autobus (che ha un'anzianità media di 9 anni) è pieno di vetture che si rompono con facilità sia perché sono sempre meno i treni delle metro funzionanti.
Le incognite
Il futuro per Atac è meno roseo di quanto si pensasse nei mesi scorsi: in Comune girano voci su una possibile sostituzione del presidente Giovanni Mottura, che ha gestito in prima persona la conclusione del concordato, mentre l'azienda ha confermato ai sindacati la chiusura nelle settimane centrali di agosto in alcuni tratti della metro A per velocizzare la manutenzione straordinaria in atto sull'armamento (rotaie, traverse, deviatoi e scambi), che altrimenti difficilmente terminerà a fine anno.
A quanto pare, in una nota inviata in Comune dal collegio dei sindaci, i revisori avrebbero sottolineato che i conti sono sempre più a rischio. Zorzan, incontrando i sindacati (ieri è stata la volta dei vertici del Faisa) ha ammesso sia le difficoltà finanziarie sia le frizioni che si registrano con l'azionista. Soprattutto avrebbe spiegato che, senza i soldi necessari, sarà quasi impossibile presentare un piano industriale per rilanciare la più grande municipalizzata del trasporto d'Europa. Infatti nella sua strategia, il dg vuole aumentare le corse verso le periferie, rinnovare la flotta, rafforzare gli organici e migliorare il livello delle manutenzioni. Senza contare che oggi - e con le risorse a disposizione - l'azienda non riesce a rispettare gli obiettivi previsti dal contratto di servizio: nel 2022 i bus hanno percorso una novantina di milioni di chilometri/vetture, quasi una decina in meno rispetto a quanto pattuito. E le corse sono state tagliate maggiormente verso la periferia, dove la bigliettazione è meno remunerativa e i tragitti più lunghi. Proprio sulle direttrici che l'attuale giunta fino all'anno scorso voleva rafforzare, chiedendo trenta milioni di chilometri/vetture in più alla sua controllata.
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