Dall’anoressia alla bulimia, picco di casi tra i giovani a Roma: «È l’onda lunga del Covid»

Lo studio del Bambino Gesù: a Roma 35mila minori hanno disturbi alimentari

Dall anoressia alla bulimia, picco di casi tra i giovani a Roma: «È l onda lunga del Covid»
di Giampiero Valenza
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Lunedì 15 Maggio 2023, 07:02

Nel più importante ospedale romano che si occupa solo di bambini, c'è un fenomeno esploso: in un reparto, quello di Pediatria ad alta complessità assistenziale e che si prende cura dei bambini e dei ragazzi che hanno patologie davvero complicate, un letto su tre è occupato da piccoli che hanno disturbi alimentari. Patologie difficili da sradicare in un batter d'occhio e che sono aumentate a dismisura dopo il Covid e al termine delle ultime festività di Pasqua.

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LE MOTIVAZIONI

In un lavoro pubblicato sulla rivista scientifica Italian journal of Pediatrics, sono stati proprio gli studiosi del Bambino Gesù e dell'Istituto superiore di Sanità a certificare questo nuovo danno della pandemia che fotografa una condizione principalmente legata a Roma.

Secondo gli studiosi, la pandemia di Covid-19 ha provocato restrizioni che hanno avuto un impatto negativo sull'attività fisica e sul comportamento alimentare, con una maggiore vulnerabilità verso bambini e adolescenti affetti già da disturbi alimentari pre-esistenti e che sono più sensibili allo stress sociale. Non si tratta, dunque, di un qualcosa da sottovalutare. Ci sono conseguenze che toccano il sangue, il cuore, lo stato ormonale e sono stati riscontrati disturbi psichiatrici come ansia e depressione. Per gli esperti, i ragazzi che hanno avuto disturbi alimentari durante la pandemia «presentano spesso comorbilità e alterazioni dei parametri del sangue. Ma anche livelli bassi di vitamine e problemi ormonali che potrebbero mettere in pericolo il loro futuro». Secondo alcune proiezioni della dirigente dell'Unità operativa semplice di Alta complessità assistenziale del Bambino Gesù (il reparto dove uno su tre è ricoverato per disturbi alimentari), Maria Rosaria Marchili, si stimano a Roma circa 35.000 tra bambini e adolescenti che hanno un qualche disturbo del genere, come bulimia e anoressia.

Numeri molto alti che comunque evidenziano anche la presenza di un sommerso che ancora si nasconde tra le mura domestiche, dove possono esserci genitori che si rendono conto solo quando è davvero troppo tardi di sintomi molto strani ma che palesano un malessere da trattare. «Il lockdown prima e le restrizioni della socialità dopo hanno fatto da detonatore per un malessere che era spesso già presente, a volte in maniera meno manifesta a volte di più - spiega la dottoressa Valeria Zanna, responsabile di anoressia e disturbi alimentari del Bambino Gesù - Il Covid e la quarantena sono stati sicuramente fattori di accelerazione, ma molte di queste ragazze e di questi ragazzi erano già allenati a mangiare di nascosto, a vomitare di nascosto, a vivere di nascosto». Chi entra in ospedale non viene lasciato solo. Ed è fortunato perché supera la semplificazione (tutta sbagliata) che anoressia e bulimia sono cose che si risolvono mangiando o evitando di farlo. La cura si fa multidisciplinare, passa attraverso visite specialistiche, colloqui psichiatrici, analisi del sangue che monitorano i livelli di funzionalità degli organi interni. Perché, in fondo, con l'anoressia e la bulimia non ci si scherza. E uscirne non è un gioco da ragazzi.

giampiero.valenza@ilmessaggero.it

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