Ama, 17 dipendenti rubavano buoni spesa e rame: incastrati dalle telecamere, rischiano il licenziamento

Questi dipendenti non si limitavano solo a separare gli scarti, ma erano soliti «uscire dall'impianto con una busta colma di materiale illecitamente sottratto

Ama, 17 dipendenti rubavano buoni spesa e rame: incastrati dalle telecamere, rischiano il licenziamento
di Francesco Pacifico
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Venerdì 19 Maggio 2023, 07:19 - Ultimo aggiornamento: 11:40

I 17 dipendenti di Ama sono accusati persino di aver trafugato i punti fedeltà: i bollini premio, che i supermercati destinano ai clienti migliori e che dopo un po' gettano nel cestino della carta, perché ne hanno stampati troppi. Eppoi avrebbero fatto sparire bottiglie di plastica, vecchi fili elettrici (dai quali si recupera il rame), lattine e imballaggi, che in quel piccolo tesoretto che è la raccolta differenziata possono essere rivenduti facilmente. Contestando loro «la sottrazione di materiale», «l'interruzione anticipata del turno di lavoro», «lo svolgere a fini di lucro o a titolo gratuito, durante l'orario di lavoro, attività differenti da quelle assegnate dall'azienda», Ama ha messo nel mirino 17 addetti dell'impianto di selezione di Pomezia, impegnati ai nastri nella cernita manuale della spazzatura. Stando a quanto filmato da alcuni investigatori privati assoldati dall'azienda con telecamere nascoste, questi dipendenti non si limitavano solo a separare gli scarti, ma erano soliti «uscire dall'impianto con una busta colma di materiale illecitamente sottratto». Questo si legge nella lettera contestazione firmata dalla direzione del personale dell'azienda, che ha avviato un'indagine disciplinare interna: se le accuse dopo le controdeduzione degli operai - che si sarebbero detti innocenti - saranno confermate, i 17 rischiano fino al licenziamento.

 

IL GASOLIO

Dopo gli atavici furti di gasolio - quasi 300mila litri soltanto tra il 2017 e il 2020 secondo i magistrati della Procura di Roma - Ama apre un faro su altre strane sparizioni: rifiuti che invece di essere avviati al processo di riciclo, molto probabilmente finiscono al mercato nero.

Tutto nasce da una segnalazione dei responsabili dell'impianto di Pomezia alla sede centrale, che dopo le prime verifiche - effettuate tra fine gennaio e inizio febbraio - riscontra «scarso impegno, incuria e superficialità nello svolgimento dell'attività lavorativa». Ma gli 007 privati avrebbero scoperto ben altro. I dipendenti, per esempio, abbandonavano il nastro che gli era stato assegnato e facevano la cernita su un'altra linea, sotto la quale si «disponeva una sacca in cui inseriva esclusivamente materiale di interesse personale e facilmente commerciabile, quale punti fedeltà, cavi elettrici e similari».

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In un'altra occasione, a due addetti, «incuranti della presenza degli altri colleghi», viene contestato di «trasportare sacche vuote all'interno della sala cernita per riempirle del materiale che sottraevate dai nastri NT 108 e NT 115. Il materiale così raccolto veniva trasportato all'interno della sala controllo, al fine di occultarlo nell'eventualità di una ispezione improvvisa da parte dei Suoi responsabili». Ad alcuni dei 17 è stata contestata anche «l'interruzione anticipata turno di lavoro». Per esempio, recandosi «nello spogliatoio a cambiarsi già dalle ore 17:58 quando la fine del turno di lavoro era prevista alle 18:40». Un altro ancora, invece, è stato accusato di «rendersi inoperoso sul luogo di lavoro, intrattenendosi in lunghe conversazioni con i colleghi, salvo poi recuperare i materiali illecitamente sottratti per riporli all'interno dello spogliatoio». Emblematico poi quanto riscontrato a fine gennaio durante un turno pomeridiano: «L'impianto rimaneva fermo a causa della carenza di personale, nonostante fosse presente un numero adeguato di addetti per permetterne il funzionamento. Ciò nonostante, contravvenendo alle istruzioni operative impartite dal responsabile dell'impianto si oziava sul luogo di lavoro, anziché svolgere attività di pulizia all'interno dell'impianto».

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