Ama, il caso consulenze: 450mila euro di danni. Indagati sette manager. I pm: «Superficialità e negligenza»

Per la Corte dei conti gli incarichi a tre studi legali esterni dovevano essere affidati a professionisti interni all'azienda

Ama, il caso consulenze: 450mila euro di danni. Indagati sette manager. I pm: «Superficialità e negligenza»
di Michela Allegri
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Mercoledì 19 Aprile 2023, 07:04 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 09:11

Incarichi professionali e consulenze legali assegnati, per anni, a studi esterni, nonostante all'interno dell'azienda esistessero interi uffici dedicati e decine di professionisti idonei a svolgere quelle mansioni. Una negligenza che, secondo la Corte dei conti, ha contribuito ad aggravare la situazione finanziaria dell'Ama: per i magistrati il danno erariale - considerando solo gli anni non coperti dalla prescrizione - vale 450mila euro. Cifra che, ora, i pm contabili hanno chiesto indietro a 7 ex manager dell'azienda comunale che si occupa di nettezza urbana, responsabili di avere conferito incarichi irregolari e liquidato parcelle che, a volte, sono risultate addirittura maggiorate. L'invito a dedurre, che corrisponde a un avviso di conclusione delle indagini e che contiene richieste di risarcimento calibrate a seconda delle posizioni, è stato notificato agli ex direttori generali Giovanni Fiscon (gli vengono chiesti 167.839 euro) e Alessandro Filippi (74.998 euro), all'ex responsabile della Direzione Corporate e Coordinamento legale Leopoldo D'Amico (102.249), all'ex responsabile del servizio Bilancio e Finanza, Andrea Zuccaroli (31.823), all'ex responsabile dello staff fiscale, Silvia Attili (37.324 euro), e gli ex direttori delle Risorse umane, Paolo Passi (9.273 euro) e Saverio Lopes (27.438 euro).

I PARERI

In alcuni casi la condotta irregolare sarebbe andata avanti quasi un ventennio: dal 1998 al 2015. Il periodo considerato dalla procura, perché non prescritto, parte dal 2013. Gli incarichi, si legge nell'invito a dedurre, sarebbero stati «sistematicamente affidati in via diretta e continuativa». Dalle indagini della Finanza, partite da una segnalazione dell'Anac, è emerso che i pareri sono stati continuamente chiesti a tre studi legali esterni.

Il primo è stato coinvolto per fornire assistenza stragiudiziale su gare d'appalto, emergenza rifiuti, contrattualistica. Il secondo studio si è occupato di materie giuslavoristiche, previdenza sociale e sindacale: una collaborazione rinnovata per 17 anni. Il terzo studio legale si è occupato di materie tributarie: compensazione dei crediti, patrimonio immobiliare, bilancio, trattamento Iva per il servizio di incenerimento rifiuti, solo per citare alcuni settori di competenza. I vari contratti, secondo il nucleo Pef della Guardia di finanza, sarebbero stati rinnovati in assenza di esigenze specifiche.

«SPESA INUTILE»

Per i magistrati, i vertici e i dirigenti dell'Ama, avrebbero conferito incarichi «in modo disinvolto». Atteggiamento che si è tradotto «in una spesa inutile ed esorbitante per l'Ente, come tale dannosa». I pm parlano di «inescusabile negligenza, elevata superficialità e sprezzante noncuranza». E anche di «massima trascuratezza del pubblico interesse».

Nell'atto si legge che le amministrazioni pubbliche hanno la facoltà di conferire incarichi individuali con contratti di lavoro autonomo, di natura occasionale o coordinata e continuativa, «esclusivamente a esperti di particolare e comprovata specializzazione» e per specifiche esigenze a cui non sia possibile far fronte con personale in servizio. E ancora: le amministrazioni hanno l'obbligo di «svolgere i compiti istituzionali avvalendosi di personale interno», mentre le consulenze assegnate a soggetti esterni sono lecite solo in caso di «carenza organica, accertata attraverso una reale ricognizione delle professionalità in servizio». Altro dato: i contratti devono essere adeguatamente motivati e non possono essere prorogati, tranne in caso di esigenze stringenti. Invece, secondo i pm, nella documentazione i riferimenti alle attività da svolgere sono «generici» e le motivazioni di conferimento sono sommarie. In ogni caso, è mancata qualsiasi analisi dell'assetto degli uffici: avrebbe permesso di escludere la carenza di risorse interne. «La struttura - si legge nell'atto - era idonea a fronteggiare le attività che sarebbero state imprudentemente esternalizzate».

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