Ama taglia i bonus ai netturbini e chiede gli arretrati: «Troppi incentivi». Oltre 2mila dipendenti dovranno restituire le somme incassate

Oltre duemila dipendenti rischiano di dover restituire alcune somme incassate

Ama taglia i bonus ai netturbini e chiede gli arretrati: «Troppi incentivi». Oltre 2mila dipendenti dovranno restituire le somme incassate
di Francesco Pacifico
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Giovedì 25 Maggio 2023, 00:29 - Ultimo aggiornamento: 14:39

Non solo vanno rimodulati - forse al ribasso - tutti gli incentivi già previsti ai dipendenti dal 1983 a oggi. Ma 2mila netturbini rischiano anche di dovere restituire all’azienda un aumento concesso nel 1995 - precisamente 230 euro lorde al mese - perché «illegittimo». È guerra tra Ama e sindacati, dopo che la municipalizzata ha comunicato ai confederali e alla Fiadel di voler ridiscutere l’assetto del contratto di secondo livello, in prospettiva di un nuovo unico premio di produzione. «Il quale - spiegano da via Calderon de La Barca - a differenza di quelli erogati fino a oggi, dovrà essere legato realmente alla qualità del servizio, ai livelli di raccolta dell’immondizia o della spazzatura delle strade». Non è una comunicazione ufficiale per disdettare unilateralmente gli accordi presi fin dal 1983 - si chiede un tavolo per «un percorso di cambiamento non rinviabile» - ma i sindacati hanno letto la cosa diversamente e sono pronti allo sciopero. 

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NON PIÙ FUNZIONALE


Nella lettera firmata dal capo del personale, Antonio Migliardi, si mette nel mirino «un assetto retributivo a livello aziendale non più appropriato, frutto di negoziazioni succedutesi nel tempo mai coordinate e aggiornate che esprime oggi una configurazione non più funzionale per motivare e incentivare le professionalità presenti in azienda».

Se non bastasse ancora, «i singoli emolumenti economici sono stati infatti generati dalla necessità di rispondere in termini episodici e contingenti alle necessità di volta in volta», senza un quadro chiaro, lineare e ordinato di relazioni industriali». Risultato? «Si è realizzata per responsabilità comune una proliferazione disordinata di istituti economici».

Nella comunicazione ai sindacati, via Calderon de La Barca chiede di superare 13 accordi di contrattazione aziendale, dai quali sono scaturiti altrettanti premi. Una lista lunga che parte dai 5 euro lordi stanziati nel 1983 per garantire una maggiore presenza di lunedì, e comprende il rimborso chilometrico concesso nel 1987 per raggiungere la sede di lavoro, se non c’erano mezzi pubblici adeguati per arrivare a destinazione. Poi altri 5 euro lordi in più nel 1996 se si era costretti a operare in presenza di cantieri o durante nevicate, lo storno delle spese sulle utenze per il telelavoro (1996 e 2013), un bonus per chi non trova parcheggio in Centro, più una serie di indennità riconosciute dopo il 2000 al «lavoro disagiato» nei cimiteri, nelle officine o negli impianti. Soprattutto nel mirino di Ama è finito l’anticipo sul rinnovo del contratto concesso nel 1995. Una vacatio contrattuale di 230 euro lorde, che secondo l’azienda «rappresenta una anomalia non più sostenibile», perché è stato erogato a 2mila dipendenti, anche dopo la firma dello stesso contratto di categoria. Per non incorrere nell’accusa di danno erariale, Migliardi non ha escluso la restituzione da parte dei lavori di questa cifra dal 24/06/2022, cioè da quando si è insediato l’attuale cda. Il prossimo 30 giugno scade il bonus concesso lo scorso anno a netturbini, autisti dei mezzi e operai delle officine, che operando due domeniche al mese, ricevono poco più di 160 euro lorde al mese. Uno strumento che in teoria permette ad Ama di non riconoscere ai lavoratori questo lavoro come straordinario, ma che secondo l’azienda si è rivelato un fallimento, «perché è un bonus mascherato sulla presenza». Sarà cancellato, come si vogliono accorpare tutti i vecchi incentivi, per introdurre un unico premio di produttività, legato al «raggiungimento di predeterminati obiettivi di efficienza, produttività e qualità del servizio». 

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