Danilo Valeri, giallo sul figlio di un boss rapito a Ponte Milvio: liberato il rampollo dei narcos di San Basilio

Qualche ora dopo la scomparsa, è stata la madre a portare il ragazzo in Questura

Giallo sul figlio di un boss: sequestrato e liberato
di Alessia Marani e Flaminia Savelli
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Sabato 24 Dicembre 2022, 01:49 - Ultimo aggiornamento: 17:53

Un sequestro lampo e una narrazione ancora piena di punti bui. Gli investigatori stanno ricostruendo il complicato puzzle in cui si è consumato il rapimento di Danilo Valeri, 20enne di San Basilio, giovedì notte intorno alle 2 davanti al locale “Moku” sushi restaurant di viale di Tor di Quinto, a Ponte Milvio, Roma Nord. Dopo una serata trascorsa con tre amici, ad aspettarlo all’uscita c’era un commando di sette persone con il volto coperto dalle mascherine. Tutti stranieri di origini sud americane e africane. In quattro lo hanno accerchiato e caricato su una Peugeot 208 corsa via a tutta velocità e seguita in coda da una Fiat Punto nera. Davanti agli occhi impotenti di un amico («vuoi rimanere qua o te ne vai?», gli hanno detto) e dei buttafuori del locale che hanno fatto subito scattare l’allarme e le ricerche. La tensione si è sciolta nel primo pomeriggio quando la mamma di Danilo lo ha accompagnato negli uffici della Questura insieme alla famiglia. Sarebbero stati gli stessi rapitori a liberarlo: «Abbiamo passato una notte da incubo. Non sappiamo ancora cosa sia successo e perché» dice il fratello all’ingresso degli uffici di via di San Vitale ancora scosso e con le lacrime agli occhi: «Ora quello che conta è che Danilo sia tornato da noi e che sta bene». 

Danilo Valeri rapito, il cameriere del Moku: «Così lo hanno portato via dal locale»

LA TRAPPOLA

Gli investigatori della Squadra Mobile, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, hanno aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di sequestro di persona a scopo di estorsione. Un rapimento, secondo gli agenti, in stile messicano. Nella notte gli agenti della polizia hanno subito fatto scattare l’allerta massima. 
Mentre nel corso delle ore si sono chiariti, almeno in parte, alcuni aspetti misteriosi dell’agguato.

Ascoltando i racconti dei testimoni, degli addetti alla sicurezza del locale, di proprietà cinese, e mettendo insieme anche le tracce lasciate dal 20enne. Il commando non sarebbe passato inosservato. Non solo perché indossavano tutti la mascherina e avevano i cappucci delle felpe ben calzati sui capi, ma soprattutto perché uno del gruppo aveva cercato di entrare con insistenza: «Sto cercando una persona» aveva detto ma era rimasto fuori perché non era in nessuna lista e il locale stava per chiudere. Poi un parapiglia sul marciapiede tra altri due giovani che erano venuti alle mani è stata l’occasione per passare all’ingresso quel tanto che bastava per accertarsi che l’obiettivo, Valeri, fosse all’interno. Quindi, come hanno poi confermato ancora i vigilanti ai poliziotti, sono rimasti fuori in attesa, alcuni seminascosti dietro a un gazebo. Preparando intanto le auto: una, la Fiat Punto nera, alle spalle del gazebo. L’altra, la Peugeot, all’ingresso di un passo carrabile. Intorno alle due quando Valeri è uscito, in compagnia di un amico, lo hanno accerchiato e caricato nella macchina. Uno dei vigilantes ha provato a fermarla, ma inutilmente. È stato strattonato e minacciato: «Fatti i ca.. tuoi». Valeri è sparito per 12 ore prima di essere portato dalla famiglia negli uffici della Questura dove è stato ascoltato per ore dagli investigatori. Tra i punti ancora da chiarire nell’inchiesta resta il movente. La cornice che stanno disegnando ruota intorno allo spaccio degli stupefacenti della Capitale. Il padre della vittima, Maurizio, a maggio era finito in ospedale con diversi proiettili nella gamba. Un agguato avvenuto - si ipotizza - per ritorsioni nell’ambito dello spaccio di droga e del racket delle occupazioni delle case popolari a San Basilio. 

LE TRACCE E I SOCIAL

Ad aprire la pista alle indagini, insieme alle tracce rilevate nel locale e alle immagini di video sorveglianza, sono stati anche i dettagli riferiti dai vigilanti che nei concitati istanti in cui la vittima veniva portata via, hanno avuto il tempo di scattare una foto alle macchine che partivano a tutta velocità. Allo stesso tempo, di raccogliere indizi importanti sui componenti del commando. In particolare, il bandito che ha tentato di entrare nel Moku «un ragazzo di origini africane con i capelli rasta», visto anche dai camerieri, mentre alla guida della Peugeot un complice di origini sudamericane. Non solo: da quanto accertato dagli investigatori, sarebbe stato lo stesso Valeri a mettere sulle sue tracce il commando. Giovedì sera aveva infatti pubblicato sul suo profilo Instagram particolari determinanti per “localizzarlo”. Nell’ultima storia infatti, il 20enne sta bevendo Champagne in un calice con il logo del locale: è l’ 1,45 di notte quando la pubblica e il gruppo va a cercarlo.

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