Danilo Valeri, i testimoni: «Mascherine e cappelli, nel commando 7 persone. Sono fuggiti su due auto»

Oscar Benedetti, uno dei due buttafuori che l'altra notte stavano lavorando al Moku e che ha tentato di sventare il sequestro, ricorda bene che "sono fuggiti su due auto, una Peugeot e una Punto"

Danilo Valeri, i testimoni: «Mascherine e cappelli, nel commando 7 persone. Sono fuggiti su due auto»
di Alessia Marani e Flaminia Savelli
4 Minuti di Lettura
Sabato 24 Dicembre 2022, 09:48

La storia pubblicata su Instagram, brindisi e champagne con gli amici dentro il locale di Ponte Milvio, è la traccia che porta il commando formato da sette persone, tutte molto giovani, a dama da Danilo Valeri. Lo stavano cercando l'altra notte per portarselo via. «Erano tutti con le mascherine e con i cappucci delle felpe ben calzati, si vedeva che cercavano qualcuno e che lo stavano aspettando, per questo li abbiamo tenuti d'occhio».

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Oscar Benedetti, uno dei due buttafuori che l'altra notte stavano lavorando al Moku e che ha tentato di sventare il sequestro, ricorda bene che «sono fuggiti su due auto, una Peugeot e una Punto.

Erano in sette, cinque probabilmente nordafricani, altri due sudamericani, cileni o colombiani». Alla guida della Peugeot 208 su cui Danilo Valeri è stato costretto a salire, infilato a forza sui sedili posteriori, «c'era uno dei latinos, con la tuta e lo smanicato, aveva anche lui la mascherina e lo zuccotto in testa, era smilzo e bassetto». Il gruppo era di ragazzi molto giovani.

«Non si vedevano bene in volto appunto - aggiunge - forse un paio di loro erano un po' più grandi, o comunque fisicamente più grossi». Sia Oscar che Matteo, un cameriere che l'altra sera serviva all'interno in sala, hanno bene in mente quel «ragazzo di colore con le treccine rasta» che prima aveva tentato di entrare nel locale ma era stato respinto («erano le due meno un quarto e stavamo per chiudere, e inoltre non aveva nemmeno prenotato») e che poi approfittando di una distrazione della security era riuscito a infilarsi dentro e a guardarsi intorno.

LA SPEDIZIONE

«A un certo punto in strada altri due clienti avevano iniziato a bisticciare - spiega ancora Benedetti - uno ha colpito l'altro al volto, spaccandogli il labbro. Sull'asfalto era rimasto il sangue, noi siamo intervenuti per dividerli e in quel frangente, il rasta è entrato». Uno dei buttafuori si avvicina e gli chiede: «Che fai?» e quello subito se ne torna indietro verso la Punto. «Ma era chiaro che si era accertato che all'interno vi fosse il ragazzo cercato, la preda». Ed ecco che dopo il gruppo invece di andarsene se ne resta nei paraggi. I buttafuori non li perdono di vista. Stanno aspettando Danilo. In quattro appena il ragazzo esce gli si fanno incontro. «In due lo hanno preso sottobraccio, da una parte e dall'altra e lo hanno letteralmente trasicnato verso la Peugeot. Gli altri due li scortavano. Quel ragazzetto ha provato a dire loro lasciatemi stare ma non ha opposto nemmeno troppa resistenza, aveva capito che erano in troppi», racconta ancora Benedetti. Poi la scena del rapimento. «Sono corso alla macchina, mentre il mio collega provava a scattare delle foto e a prendere la targa, non potevo pensare che a quel ragazzetto potesse succedere qualcosa di terribile. Ho dato dei pugni sul finestrino, ho provato ad aprire la portiera, ma niente. Il rasta mi ha strattonato, mi diceva di fari i ca.. miei.. che gli dovevano dei soldi».

LE VIDEOCAMERE

Ieri pomeriggio mentre i responsabili del locale, Fabio e Marco, spiegavano di avere «consegnato alla polizia tutte le immagini riprese dalle videocamere interne ed esterne» e che «nel locale non era successo nulla e la sicurezza aveva fatto il proprio dovere» è arrivata la notizia della liberazione di Danilo.

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