Antica trattoria Pallotta sequestrata a Ponte Milvio. «Quanto abbiamo incassato a pranzo?»

Le mani della 'Ndrangheta sullo storico locale controllato fin dal 2012 da Domenico Giorgi

Antica trattoria Pallotta sequestrata a Ponte Milvio. «Quanto abbiamo incassato a pranzo?»
di Camilla Mozzetti
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 3 Maggio 2023, 16:29 - Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 09:01

Nella fitta ragnatela del traffico internazionale di stupefacenti con partenza Sud America e arrivo nel porto di Gioia Tauro, tornano alla luce in una nuova inchiesta anche le infiltrazioni in ristoranti, bar e attività commerciali di chi prima ancora di oggi era finito al centro della strage di Duisburg. Ed ecco che nell'elenco delle attività controllate spunta l'Antica Trattoria Pallotta di Ponte Milvio.

Il Ros e il comando provinciale carabinieri di Reggio Calabria - con il supporto in fase esecutiva di numerosi comandi provinciali - hanno dato esecuzione a quattro collegati provvedimenti cautelari emessi dal gip di Reggio Calabria su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 108 soggetti indagati, tra gli altri, a vario titolo per associazione di tipo mafioso. L'organizzazione da ultimo svelata nell'operazione "Eureka" faceva capo ad elementi della famiglia Strangio nelle cui fila operano esponenti della famiglia Nirta (protagoniste entrambe della strage di Duisburg) nonché delle famiglie Giampaolo, Pipicella, Mammoliti e Giorgi. In quest'ultima Domenico Giorgi, classe 1960, appare come «il dominus occulto di un vero e proprio "impero", composto da una società italiana (la "Caffè In s.r.l.") che controlla il ristorante "Antica Trattoria da Pallotta" di Roma, e da nove società portoghesi - si legge nelle carte - che gestiscono cinque ristoranti a Lisbona, Braga e Porto, i cui proventi confluiscono in una cassa comune e vengono suddivisi tra tutti i soci, formali e occulti, del gruppo». Il ristorante romano è di fatto gestito da un altro Giorgi, Francesco (figlio di Domenico) e dal cognato Francesco Nicitra. L'attività come le altre serve sì per il riciclaggio, ma rappresenta una vera e propria fonte di reddito. A tal punto che i due componenti si lamentano degli effetti prodotti dalla pandemia del Covid-19.

E' il primo ottobre 2021 quando i militari del Ros captano una conversazione tra Francesco Giorgi e il cognato Francesco Nicitra: «Allora...due milioni e sessantasette nel 2018...

uno e novantasei nel 2019...2020...uno e cinquantotto... un milione in meno», conteggia Nicitra al cognato analizzando le perdite subite a causa delle restrizioni determinate dal periodo pandemico, che si attestano dunque tra i 700 mila euro e il milione di euro. 

Sul locale di Ponte Milvio la 'ndrangheta ci aveva messo le mani nel 2012: «Il gruppo - si legge ancora nelle carte - dopo l'acquisizione della società "Alla Rampa s.r.l.", costituisce la società "Caffè In s.r.l.", presso lo studio di in commercialista  proprietaria del ristorante romano "Antica Trattoria da Pallotta". La società viene costituita da Domenico Giorgi e da Pasquale Cesare Romano (classe 1976) «già soci della società "Alla Rampa s.r.l.", attraverso il conferimento di un capitale sociale pari ad euro 20 mila».

I due cognati informano con costanza Domenico Giorgi sugli affari del ristorante di Ponte Milvio: il 12 luglio dell'anno prima, ovvero nel 2020, Francesco Nirta chiama Giorgi e quest'ultimo gli chiede conto degli incassi a pranzo del ristorante:«... come siamo andati oggi?». Alla risposta del suo interlocutore, che riferiva che l'incasso non era stato soddisfacente: «oggi siamo andati male! 750 euro», Giorgi replicava subito chiedendo conto se per la serata avessero già registrato delle prenotazioni.

Nel corso degli anni - annota ancora il gip - il gruppo imprenditoriale di Domenico Giorgi «ha posto in essere una sistematica strategia fondata sull'evasione fiscale e sulla ripartizione occulta degli elementi attivi sottratti al fisco, atteso il significativo discostamento tra gli incassi effettivi e quelli formalmente dichiarati dalla società "Caffè In s.r.l."».

© RIPRODUZIONE RISERVATA