«Perché per fare teatro di ricerca bisogna per forza andare a Roma? Facciamolo da noi, spostiamo il potere della cultura, squilibriamo gli assetti, portiamolo nella nostra periferia in travaglio, ma gravida di idee che aspettano solo una mano che le svisceri». È una grande missione per il teatro più piccolo del Lazio, nel borgo di Montecelio, luogo delle “radici” di Guidonia, quella lanciata da Mario Eleno, scrittore, attore, regista e traduttore, uno sguardo appassionato sulle storie degli ultimi del mondo («Sono loro gli esseri più nobili della realtà», per cui ha vinto il Premio nazionale De André con il racconto “Nella città di Genova”. Oltre il Raccordo Anulare, accanto alla più grande città a est di Roma, si possono «sperimentare nuovi spazi come “chiave” per interpretare la contemporaneità». Riafferrando un filo poetico lasciato, nella periferia della periferia romana, da Pasolini: «L’arte arriva attraverso una serie infinita di decentramenti».
A febbraio al Teatro Chisciotte di Montecelio partirà la stagione e il titolo sarà “Esodo”. Direzione artistica affidata a Mario Eleno, 37 anni, (all’anagrafe Fedeli) e al fratello Daniele, 27, nel 2019 candidato per l’Oscar del Teatro, che conduce laboratori e workshop per la Fondazione Feltrinelli. Allevati sin da piccoli a “pane e ribalta” tra la compagnia teatrale del papà e la scuola di danza della mamma, da Montecelio sono partiti - adesso orgoglio del luogo - per studiare e sperimentare. Ora tornano a casa con un’idea forte, finanziata da Laziocrea: un viaggio al contrario, dal centro alla periferia, per chi cerca «teatro dal vivo, non dal morto».
«Guidonia Montecelio – dice Eleno - non è un luogo facile.