Roma, il Sudan nella mostra “Altari nella sabbia” al museo delle Civiltà

Roma, il Sudan nella mostra “Altari nella sabbia” al museo delle Civiltà
di Rossella Fabiani
4 Minuti di Lettura
Giovedì 14 Aprile 2022, 16:15

Nemmeno in Sudan il sito era conosciuto perché Abu Erteila è il nome di un piccolissimo villaggio rurale che si trova nel deserto orientale, a circa 200 chilometri a nord di Khartoum, lungo la sponda orientale del Nilo. Il significato del nome è dibattuto, qualcuno lo riferisce a una contrazione del sostantivo “riteila” dal nome di insetti abbastanza diffusi nella zona e particolarmente accaniti contro gli animali.

Per gli abitanti del luogo il sito archeologico si chiama Howsh al-Kufur, “il recinto dei miscredenti”. Dal 2008 una missione italiana dell’Ismeo (Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l'Oriente), sotto l’egida del ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale, guidata dal professore Eugenio Fantusati, scava questo sito che prima di allora non era nemmeno mappato e che grazie al lavoro della missione è stato inserito sulle carte geografiche archeologiche. Negli anni i ritrovamenti sono stati molto importanti: un complesso palaziale, quattro edifici templari, numerose tombe di epoca cristiana, una grande quantità di ceramica e, infine, quella che il servizio archeologico sudanese ha descritto come “la scoperta archeologica più importante del decennio”: un basamento in arenaria costruito per una barca sacra con sopra un’iscrizione geroglifica.

Dal 16 aprile, al Museo delle Civiltà di Roma, saranno esposti per la prima volta in Italia le copie in dimensioni naturali – realizzate da Massimiliano Lipperi – dei tre altari trovati nel tempio che era verosimilmente dedicato alla dea Iside. “Altari nella sabbia, l’area culturale di Abu Erteila” è infatti il titolo della mostra che rimarrà aperta fino all’11 giugno.

Abu Ertelia e gli altari nella sabbia

Abu Erteila è situata a nord-est della città di Shendi in corrispondenza della bocca del Wadi el-Hawad, a circa 9 chilometri da Meroe, che era la capitale dell’antica Nubia, e a meno di 5 chilometri dalla riva orientale del Nilo.

Il nucleo centrale del sito di Abu Ertelia è un tempio a più ambienti che fu eretto per volontà della coppia reale Natakamani-Amanitore e che è fiancheggiato da un edificio residenziale coevo. Un ulteriore edificio di culto di minori dimensioni, dedicato al dio leone Apedemak, fu presumibilmente costruito in epoca precedente. Numerosi rinvenimenti sembrano indicare la consacrazione del tempio maggiore alla dea Iside: lo testimoniano gli arredi decorati e iscritti realizzati in arenaria ferrosa e gli altari che la National corporation for antiquities and museums del Sudan (Ncam) ha definito fra le principali scoperte degli ultimi anni dell’archeologia nubiana.

La Mostra 

In mostra sono presentate, in uno scenario ricostruttivo del tempio maggiore, le repliche fedeli 1:1 dei tre altari collocati nel naos e in un ambiente dell’annesso meridionale dove era conservata la barca sacra. Benchè di differenti dimensioni, i tre altari presentano la medesima conformazione e un analogo apparato decorativo con l’incisione di figure divine affiancate da iscrizioni in geroglifico egiziano.

La mostra è completata da pannelli didascalici sul mondo meroitico, le attività della missione e dettagli dei reperti. All’inaugurazione della mostra sono intervenuti il presidente dell’Ismeo, Adriano Rossi, l’ambasciatore d’Italia a Khartoum, Gianluigi Vassallo, il ministro plenipotenziario dell’ambasciata della Repubblica del Sudan a Roma, Mohamed Elmouataz Jaffar Osman, il direttore della National Corporation for Antiquities and Museums, Ghalia Garelnabi Abdelrahman Babiker, il direttore del Museo delle Civiltà, Andrea Viliani, il direttore responsabile della missione, Eugenio Fantusati e il vice direttore della missione, Marco Baldi. Tra gli ospiti anche la professoressa Luisa Bongrani, prima docente ad avere la cattedra di Antichità Nubiane in Europa. Il Museo delle Civiltà è in piazza Guglielmo Marconi 14.

© RIPRODUZIONE RISERVATA