Roma, all'Istituto Bramante la presentazione di "Qualcos'altro che ancora non c'è" il film realizzato dai ragazzi sul lockdown

Gli alunni sono stati guidati dal regista Paolo Bianchini con Alveare Cinema. Alla presentazione anche il Ministro Bianchi

Roma, all'Istituto Bramante la presentazione di "Qualcos'altro che ancora non c'è" il film realizzato dai ragazzi sul lockdown
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Lunedì 11 Luglio 2022, 10:36 - Ultimo aggiornamento: 26 Settembre, 17:14

Mercoledì 13 luglio alle 20:30 il Ministro Patrizio Bianchi siederà con gli studenti e le studentesse dell’Istituto di Istruzione Superiore Donato Bramante di Roma, nel quartiere Tufello, per assistere alla proiezione del film “Qualcos’altro… che ancora non c’è”, realizzato dagli alunni sotto la guida della società Alveare Producecinema grazie ai fondi del Piano Nazionale “Cinema e Immagini per la Scuola”, promosso dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Istruzione.

Alla proiezione saranno presenti anche Silvia Costa, già Sottosegretario di Stato nel governo Ciampi, deputata alla Camera, europarlamentare dal 2009 al 2019 e da tempo sostenitrice e amica di Alveare Cinema e Giovanni Caudo, Presidente del Terzo Municipio – Montesacro, mentre veniva girato il film.

Sono stati invitati anche Nicola Borrelli, Responsabile del Programma “Cinema e Immagini per la Scuola”, del Ministero della Cultura; Bruno Zambardino, Responsabile degli Affari Europei della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura, Paolo Marchionne, attuale Presidente del Terzo Municipio; Paolo Masini, Presidente dell'Associazione culturale Roma BPA, già Assessore alla Scuola del Comune di Roma con la giunta di Ignazio Marino.

Il lungometraggio, girato in 4K, è stato ideato e implementato all’interno del progetto scolastico e PCTO “Sa.rà. un MUSICAL”, grazie ai 50mila euro vinti nel 2018 dall’IIS Bramante in partnership con Alveare Cinema che hanno permesso agli studenti del Liceo Artistico, indirizzo Multimediale e Audiovisivo, di realizzare un film sul disagio seguito al lockdown da Covid 19.

Coinvolti 60 studenti 

Sessanta studenti che oggi hanno tra i 13 e 23 anni, supervisionati dalle produttrici Valeria Doddi e Paola Rota e dal regista Paolo Bianchini, si sono divisi i ruoli cinematografici in base alle loro attitudini e si sono cimentati nella sceneggiatura (insieme ai professionisti di Anac, Alessandro Rossetti e Alessandro Occhipinti), nella regia, nella recitazione, nella fotografia, nella fonica e nella produzione, portando a termine un prodotto di 100’ di cui sono anche i protagonisti. Il tema dell'opera è stata la pandemia, che dall’8 marzo 2020 ha stravolto le vite degli Italiani con l’introduzione del confinamento forzato nelle proprie abitazioni.

Un film per raccontare il lockdown dei ragazzi

I protagonisti delle singole storie scritte dai ragazzi hanno fatto della pandemia il fil rouge di una nuova narrazione, realizzata attraverso le proiezioni delle vite dei sette protagonisti. Le conseguenze sociali del Covid 19, tra fasi di pandemia acuta, isolamento e aperture, sono diventate, quindi, leva per un’auto-analisi che, peraltro, ha sventato tra i ragazzi un reale tentativo di suicidio.

Scritto durante il lockdown in tre mesi e girato in quattro settimane, “Qualcos’altro… che ancora non c’è” è stato ideato in modo che ogni studente avesse tre giorni a disposizione per ultimare le riprese aiutato, tra gli altri, da professionisti come il direttore della fotografia Daniele De Caro Carella, il montatore Claudio di Mauro ( Davide di Donatello nel 2001 per “L’ultimo bacio”). Il tutor per l’audio in presa diretta è stato  Matteo Orsini, quello per la scenografia Ciro Paduano e quella per i costumi, Laura Panza.

Il film presentato a Venezia 

Il film è stato proiettato alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia il 5 settembre 2021 nella Sala Laguna, all’interno delle Giornate degli Autori / Isola Edipo – Cinema, Arti, Attualità, raccogliendo il favore della critica e del pubblico.

Alveare Cinema e l'Istituto Bramante 

Da anni Alveare Cinema collabora con l’Istituto Bramante alla formazione di ragazze e ragazzi che vivono un quartiere “complicato”, dove la pandemia ha rallentato e ostacolato la crescita e lo sviluppo della generazione Z, facendo in alcuni casi precipitare i giovani in stati di apatia, ansia, depressione.

Il rapporto difficile tra Covid e Adolescenza 

Il rapporto del 2021 “Covid 19 e Adolescenza” del Centro Nazionale di Documentazione e Analisi dell’Infanzia e dell’Adolescenza mostra i dati raccolti dal Policlinico Umberto I di Roma che parlano di circa un 20% di giovani che hanno contratto il Covid e che riportano effetti nel lungo periodo, nonché problemi di tipo psicologico come ansia, depressione, paura di quello che è successo o potrà succedere. La ricerca condotta dalla Fondazione Soleterre e dall'Unita' di Ricerca sul Trauma dell'Università Cattolica di Milano “Impatto della pandemia sulla qualità della vita e sulla salute mentale degli adolescenti”, diffusa a gennaio del 2022, rivela inoltre che il 17,3% dei giovani tra i 14 e i 19 anni, - su un campione di 150 travolti dalla pandemia - pensa che sarebbe meglio morire o dice di volersi far del male. Il il 2% lo pensa quasi ogni giorno e il 15,3% più della metà dei giorni.

Un film per parlare con i giovani 

Decidere di realizzare il lungometraggio a dispetto delle circostanze ha dunque rappresentato per i suoi autori uno spiraglio di speranza. Lo dice anche l’analisi del film realizzata dalla Professoressa Maria Rita Mancaniello, Pedagogista dell’Adolescenza presso l’Università degli Studi di Firenze, la quale ha sottolineato come questo sia stato una sorta di supporto psicopedagogico per affrontare le difficoltà. “Alveare Cinema è ormai ‘maggiorenne’”, afferma il regista Paolo Bianchini, “ed è nata per una scelta radicale: parlare con i giovani, dalle elementari in su, e offrire gli strumenti per creare racconti a coloro che devono continuare a camminare sulla strada della vita, dove tutte le generazioni si incontrano. Abbiamo vissuto l’impasse del lockdown seguendo un principio con cui vivo: quello dell’acqua. Il fluido si adegua al recipiente che lo accoglie e continua a camminare nonostante gli ostacoli, aggirandoli. Ecco, durante il lockdown ho incitato a seguire questo istinto, questa energia che guida la nostra vita e vuole andare verso il mare. Infatti, dopo un primo sbandamento, chiusi nelle rispettive stanze, incontrandoci online, ci siamo detti di continuare raccontando proprio ciò che stavamo vivendo. Ognuno degli autori ha quindi portato il personaggio in casa propria e ne ha fatto un film autobiografico, che però è parte anche di una biografia collettiva. Si è trattato, per i nostri studenti e le nostre studentesse, di una forma di psicoterapia contro il dolore dell’isolamento e contro l’incognita del futuro”.

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