Oggi, come sempre, Roma è mitizzata e criticata. Già nell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert – e siamo nel 1751 – alla voce “Roma” si leggeva: “Risulta dal calcolo che Roma è sei volte meno popolata di Parigi e sette volte meno di Londra. I palazzi tanto vantati non sono tutti ugualmente belli perché tenuti male; la maggior parte delle abitazioni private è miserabile. Il selciato è cattivo, le strade sono sudice e strette e non sono spazzate se non dalla pioggia, che vi cade molto di rado”.
Già secondo il grande architetto Ludovico Quaroni, “Roma è una città che quando non è di tutti nel mondo, è solo la miseria morale di un Paese”. Ma esiste questa idea, questa missione, questo colpo d’ala?
Tra gli intellettuali finora ha prevalso il piagnisteo. Ma adesso deve prevalere la progettualità. E oggi saranno proprio venti intellettuali – che vivono a Roma e di Roma conoscono a fondo altrettanti risvolti – a cimentarsi in una gara di utopia, esponendo i loro sogni e discutendo le loro proposte al Tempio di Adriano. La prima sessione, dedicata alla struttura della Capitale, cioè l’urbanistica e l’economia, si apre con una relazione di Giuseppe De Rita poi discussa da Leonardo Becchetti, Innocenzo Cipolletta, Francesca Danese, Massimo Locci e Giuseppe Roma e via così. E Walter Tocci, uno dei più attenti studiosi della questione Capitale, non poteva mancare a un appuntamento del genere e dirà la sua. La ripartenza di Roma è l'assillo di tutti, e ogni proposta seria è ben accetta.
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