Noemi: «Dopo un momento di crisi sono uscita dalla mia comfort zone, ora tiro fuori il meglio di me»

Lunedì la cantante sarà in concerto al Parco della Musica

Noemi: «Dopo un momento di crisi sono uscita dalla mia comfort zone, ora tiro fuori il meglio di me»
di Mattia Marzi
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Sabato 17 Dicembre 2022, 13:03

Il suo ultimo album, Metamorfosi, uscito l'anno scorso, ha appena vinto il Disco d'oro per l'equivalente di oltre 25 mila copie vendute. Non accadeva dal 2013 che un disco di Noemi vincesse il premio: «Ma si rende conto?», sorride la cantante romana. Negli ultimi dodici mesi Veronica Scopelliti questo il suo vero nome: Noemi era quello che la madre voleva darle alla nascita s'è portata a casa altri due Dischi d'oro: quello per Ti amo non lo so dire e quello per il singolo estivo insieme a Carl Brave Hula-Hoop.
Il tour nei teatri, partito all'inizio del mese, è stato un successo, tra bagni di folla e sold out. A 40 anni Noemi si prende la sua rivincita dopo un periodo di crisi: «È gratificante, dopo due anni in cui ho lavorato davvero tanto e messo in discussione molte cose della mia vita», dice la cantante, che ieri ha pubblicato il nuovo singolo Fuori dai guai con Gemitaiz e lunedì sera chiuderà il tour con un concerto in casa, al Parco della Musica.
Cosa ha messo in discussione?
«Un po' tutto. Mi sono spinta fuori dalla mia comfort zone. Musicalmente parlando, ma non solo. Lo testimonia Metamorfosi, frutto dell'incontro con autori e di nuova generazione, da Franco126 a Ginevra, passando per Mahmood. Il nuovo singolo, inciso con Gemitaiz, icona della scena rap romana, l'abbiamo firmato insieme ad Arashi e a Federica Abbate: è un pezzo dalle sonorità soul, costruito su un beat morbido. Ho raccontato la mia trasformazione, dopo un momento di crisi: è lì che tiri fuori il meglio di te. Almeno per me è stato così».
La crisi alla quale allude è quella legata al rapporto con il suo corpo, raccontata anche a Belve?
«Sì. È partito tutto da quella foto che circolava sui social durante il Festival di Sanremo del 2018, al quale partecipai con Non smettere mai di cercarmi. Fecero un collage mettendo a confronto una mia foto sul palco, in carne, con una di Michelle Hunziker, che conduceva quell'anno il Festival: Quando lo ordini e quando ti arriva a casa. Mi ha ferito. Toccai il fondo del baratro. Oggi la mia metamorfosi la porto anche sul palco».
In che modo?
«Ho costruito un percorso attraverso le canzoni più significative: da Briciole a Ti amo non lo so dire, passando per L'amore si odia, Vuoto a perdere, Sono solo parole. Racconto come sono diventata quella che sono oggi. Al centro del palco c'è il piano, che suono io, circondata da un cilindro che si alza e si abbassa, scandendo le varie fasi del racconto e rappresentando il senso della metamorfosi. Mi fa sentire più sicura suonare lì dietro, come se fosse la mia cameretta».
Un'artista navigata come lei ha ancora paura del pubblico?
«Solo quando suono il piano, però. Mi spaventa suonarlo davanti a tutti, anche se in realtà io mi sono avvicinata alla musica da pianista, quando da ragazzina chiesi ai miei di farmi prendere lezioni dopo aver ascoltato la colonna sonora di Lezioni di piano: ad un certo punto suono anche il Chiaro di luna di Debussy».
Ha invitato ospiti, all'Auditorium?
«Carl Brave e Gemitaiz.

Ma ce ne saranno altri. Però non glieli dico, perché altrimenti poi che gusto c'è? (ride)».

Auditorium Parco della Musica, via Pietro de Coubertin 30. Lunedì, ore 21
 

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