Resteranno in porto per tutto il mese giugno le flotte pescherecce di Fiumicino, Anzio e Civitavecchia. Scatta infatti il fermo della pesca ovvero l’interruzione temporanea obbligatoria esercitata mediante l’utilizzo delle reti a strascico che riguarderà il Compartimento marittimo di Roma e Civitavecchia. In base al decreto del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, firmato dal responsabile Francesco Lollobrigida, i 25 pescherecci di Fiumicino, i 22 di Anzio e i 16 di Civitavecchia dovranno restare in porto. Andranno in mare solo le imbarcazioni della piccola pesca e quelle abilitate alla cattura dei molluschi. «A conti fatti sul mercato locale e soprattutto su quello romano mancheranno oltre 200 quintali del classico prodotto del mar Tirreno al giorno - commenta Gennaro Del Prete, presidente della coop Pesca romana di Fiumicino -. È chiaro che pescherie e ristoranti dovranno far ricorso al pescato dell’Adriatico e a quello campano oltre al prodotto proveniente dai mercati esteri». Per effetto del fermo la categoria non esclude un aumento dei listini per quanto riguarda frittura, polpi, gamberi, triglie, scampi, mazzancolle oltre alle spigole, orate, merluzzi e seppie.
Fermo salutare per i fondali
«Il blocco è inevitabile se vogliamo continuare a mangiare pesce – aggiunge –. È questa la politica da seguire per tutelare gli stock ittici in favore dei quali ci battiamo da anni.
Contributo agli armatori
In questa occasione il contributo che riceveranno gli armatori sarà di 30 euro al giorno per marinaio imbarcato, mentre i motopesca sotto le 100 tonnellate riceveranno per il periodo di stop 5.600 euro quelli di tonnellaggio superiore invece avranno 7.000 euro». Ovviamente il tratto di mare antistante il Compartimento marittimo di Roma sarà interdetto a tutte le unità e gli armatori dovranno provvedere a consegnare alla Capitaneria di porto i documenti degli imbarcati e il registro dove annotato il consumo del carburante. È anche previsto lo sbarco di tutte le attrezzature adibite alla pesca su cui l’Autorità marittima apporrà i sigilli. I pescherecci potranno essere autorizzati a raggiungere altri porti e i cantieri nautici per eseguire interventi di manutenzione. «Il fermo comporterà alcune spese per gli armatori – dice Gennaro Esposito, comandante del “San Vincenzo” di 60 tonnellate – legate alle attrezzature di bordo come la sostituzione di tutte le funi in acciaio, che si usurano stando ferme, mentre gran parte delle reti di nailon vanno completamente rimpiazzate».