Le si sono avvicinati in due, a bordo di una moto. L’hanno minacciata e spaventata e l’hanno costretta a consegnare tutto quello che aveva: un orologio Rolex, i soldi e le chiavi della macchina. Vittima della rapina, avvenuta nel 2019 nel quartiere Eur, Francesca Costa, stella dei social e madre di Nicolò Zaniolo, il giovane attaccante della Roma. Ieri uno dei rapinatori, Maurizio Gersole, l’unico che è stato identificato - e che è stato riconosciuto anche in aula dalla donna - è stato condannato a 5 anni e 6 mesi di reclusione.
I FATTI
I fatti risalgono al 23 maggio del 2019.
I PRECEDENTI
Non era la prima volta che la Costa veniva rapinata: un mese prima le era stata rubata l’auto, una Mini Cooper, che a poche ore dal furto era stata restituita. «Volevo ringraziare e augurare buona Pasqua a chi questa notte sotto casa ha rubato la nostra auto», aveva denunciato la donna, che usava proprio quel veicolo per accompagnare il figlio agli allenamenti a Trigoria. Ma non è finita. Nel 2020, a distanza di un anno, la madre del calciatore aveva avuto un’altra brutta sorpresa: dei ladri avevano aperto la sua macchina - un Suv -, avevano smontato la carrozzeria interna, il volante e il computer di bordo. «Meno male che ci si ama, fosse il contrario mi dovrei far spiegare qualche passaggio. Buona giornata a voi che non perdete il vizio di farci delle gradite sorprese», aveva scritto lei su Instagram, pubblicando anche lo scatto dell’auto depredata.
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LA TESTIMONIANZA
La Costa era stata sentita in aula durante una delle ultime udienze. E aveva riconosciuto il rapinatore che è stato condannato ieri. «È stato lui!», aveva detto al giudice. «I ladri erano due, erano italiani, uno mi ha tenuto per la spalla e l’altro mi ha pestato il piede. Mi hanno tolto l’orologio, uno ha mi ha detto: stai zitta, altrimenti ti sparo», aveva detto la donna in precedenza, ripercorrendo davanti ai magistrati i momenti della rapina. «Non mi sarei mai aspettata uno scippo in pieno giorno, in un posto trafficato - aveva aggiunto - Io poi non sono abituata a queste cose, a La Spezia non succedono, posso girare anche con un Rolex al polso. Mi avevano consigliato di uscire senza orologi di valore, ma non è giusto: se non posso mettermi ciò che voglio non mi sento di vivere libera. Anche se l’importante, in questi casi, è sopravvivere».