Roma, vendeva patenti e libretti: ex dipendente della motorizzazione deve restituire 62mila euro

L'uomo condannato dalla Corte dei Conti

Roma, vendeva patenti e libretti: ex dipendente della motorizzazione deve restituire 62mila euro
di Michela Allegri
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Lunedì 17 Ottobre 2022, 08:00

Patenti facili, rilasciate in cambio di mazzette. E carte di circolazione concesse a veicoli malmessi, potenzialmente pericolosi, rimessi in strada senza manutenzioni. In cambio di compensi tra i 100 e i 300 euro a pratica, ha consegnato ai clienti libretti taroccati, per vetture modificate e autorizzate a viaggiare senza collaudo. Una vicenda che è già costata a Gaetano D'Urso, ex dipendente della motorizzazione civile di Roma-Laurentina, una condanna penale e, ora, anche un verdetto contabile: dovrà restituire molto più delle presunte tangenti accumulate.
IMMAGINE DANNEGGIATA
I magistrati, infatti, gli hanno contestato anche il danno d'immagine causato all'ente di riferimento. D'Urso - che non si è costituito nel procedimento contabile - per i giudici dovrà pagare 62.439 euro: 8.999 per diritti di motorizzazione e tributi non riscossi e 53.440 per danno all'immagine del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile. Nella sentenza si legge che l'ex dipendente si sarebbe occupato di «regolarizzare veicoli privi dei requisiti necessari, utilizzando le proprie credenziali al di là dei limiti delle proprie competenze, attraverso la forzatura del sistema e l'utilizzo di falsi riferimenti».

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I fatti risalgono al periodo tra il 1° giugno e il 31 ottobre 2016: D'Urso avrebbe stampato 153 carte di circolazione «in assenza dei presupposti di legge e dei necessari collaudi e verifiche».

Ma non è tutto. Incaricato di fare il commissario esaminatore nei test di guida, avrebbe rilasciato patenti dietro compenso, secondo l'accusa. Il dipendente era stato pedinato, intercettato e monitorato attraverso il controllo dei suoi movimenti bancari: dalle indagini è emerso che per mesi avrebbe accreditato le mazzette ottenute direttamente nel conto corrente insieme allo stipendio.

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LE MOTIVAZIONI
Per il giudice, il danno all'immagine calcolato per il ministero deriva «dal discredito arrecato all'Amministrazione». È pari al doppio delle somme intascate in modo illegale: in tutto il dipendente infedele dovrebbe pagare 53.440 euro.
«Per mesi l'indagato ha abitualmente messo al servizio del proprio interesse economico la funzione pubblica, con grave danno per la sicurezza stradale»: con queste parole il gip aveva motivato l'arresto dell'ex dipendente della motorizzazione, nel 2017. Il meccanismo del raggiro era stato spiegato in un'informativa della Stradale: l'imputato riceveva l'ordine d'emissione del libretto di circolazione da un'agenzia di pratiche auto, poi si introduceva nel sistema informatico usando le sue credenziali, immetteva dati falsi, stampava il libretto e, alla fine, rimuoveva il file dalla memoria.
 

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