Roma, Dennis Di Tuccio e Riccardo Marchese morti alla Garbatella. «Erano due raggi di sole»

Lo striscione degli amici: «Non sono più dove erano, ma sono ovunque noi siamo»

Dennis Di Tuccio e Riccardo Marchese morti morti alla Garbatella. «Erano due raggi di sole»
di Giampiero Valenza
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Sabato 24 Dicembre 2022, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 25 Dicembre, 00:46

Due funerali a pochissima distanza l'uno dall'altro. Due famiglie distrutte dal dolore. Due ragazzi che avevano tutta una vita davanti. Due diciottenni morti per il triste epilogo di una sola storia: un incidente stradale che ha ucciso Dennis Di Tuccio e Riccardo Marchese, amici per la pelle. Sabato mattina intorno alle 6 sono morti sulla Circonvallazione Ostiense, Garbatella, per uno scontro tra l'Honda Sh sulla quale stavano viaggiando per tornare a casa, nel quartiere Nomentano, e un tir che stava facendo manovra. Ieri alle 10 alla Parrocchia Santa Francesca Cabrini si riuniscono gli amici di Riccardo. Sono centinaia. Don Matteo, il parroco che lo ha seguito per anni alle elementari e alle medie, ha voluto officiare la messa. Davanti ai ragazzi del liceo scientifico Plinio Seniore, al termine della funzione è il padre, Vincenzo, ad avere la straordinaria forza di parlare. Dice qualche frase a braccio, si ferma per qualche istante e poi commenta: «Rimarremo in silenzio, nel nostro dolore». Sa che fuori da lì il clima è fatto di luci e di festa. Nonostante sia distrutto, nonostante sappia benissimo che per lui e la sua famiglia la vita è cambiata per sempre, trova una forza incredibile, commovente, per dire: «Buon Natale a voi e alle vostre famiglie». Un applauso, un forte applauso, lo avvolge come in un abbraccio.

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IL RICORDO DI ZI-DÈ
La bara di Riccardo esce dalla chiesa a un chilometro da lì, in un'altra chiesa, quella di Sant'Ippolito, entra il feretro bianco di Dennis Di Tuccio.

Anche qui la sua famiglia, la sua numerosa famiglia (il ragazzo aveva altri cinque fratelli), è avvolta dalla vicinanza di tantissime persone. Ci sono i ragazzi del Plinio Seniore e quelli del nuovo istituto che frequentava, il Pirandello. «Ho conosciuto davvero mio figlio in ritardo rispetto alla mamma e ai fratelli - dice in lacrime il papà - Avrei voluto dirgli tante parole. Era contento di andare a scuola, di giocare a calcio, ma era sempre preoccupato per ognuno di noi, di voi. Mi ha abbracciato poche volte. Mi mancano i suoi abbracci, mi mancherà per sempre». Anche la mamma prende coraggio e racconta di lui al microfono. «Un giorno Zi-dè, come chiamavamo Dennis, mi ha guardato e mi ha detto Ti amo - sottolinea - Mi avrà portato in casa metà dei giovani che sono ora in questa chiesa. Giovedì ha dormito con me, eravamo abbracciati».

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Anche la donna parla interrotta dalle lacrime. «Lui era mio figlio, ma era anche un mio amico. Dennis amava tutti, parlava poco, sorrideva sempre. Devo essere forte: lo farò anche con l'amore di tutti voi ragazzi che avete vissuto casa mia grazie a lui». In prima fila c'è Livia, la fidanzata. Ha scritto un breve testo. Non ha la forza per leggerlo. Lo fanno gli amici per lei. «Sei volato via da me in un attimo. Non sono pronta per tutto questo e non lo sarò mai - dice - I tuoi occhi quando mi guardavano mi facevano sentire la ragazza più bella al mondo. Sei entrato nella mia vita come un raggio di sole». Esce il feretro della chiesa. Palloncini bianchi e azzurri sono tra le mani di molti suoi amici. Altri reggono lo striscione con una frase che cita Sant'Agostino: «Dennis e Riccardo: loro che amiamo e che abbiamo perduto, non sono più dove erano, ma sono ovunque noi siamo».
giampiero.valenza@ilmessaggero.it

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