L’odissea di Kokos, il cucciolo di Carlino salvato dalle bombe in Ucraina che ora vive a Roma

Dopo i bombardamenti di Kharkiv, ecco l'adozione

L’odissea di Kokos, il cucciolo di Carlino salvato dalle bombe in Ucraina che ora vive a Roma
di Caterina Danese
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Giovedì 2 Febbraio 2023, 15:33 - Ultimo aggiornamento: 15:35

Questa è la storia di un cagnolino che, esattamente un anno fa, ha vissuto il dramma della guerra. È l'odissea di un cucciolo partito da lontano che, insieme alla sua famiglia ha sfidato le bombe, la paura e la devastazione per mettersi in salvo. Sì, perché lui alla fine ce l'ha fatta.

Kokos, questo il suo nome, è uno splendido esemplare di Carlino, all’epoca dei fatti ha solo 6 mesi. Il suo padroncino è un bambino di 8 anni, Mykhailo: insieme a suo fratello e ai genitori vive a Kharkiv, una delle principali città dell'Ucraina ma anche una di quelle che fin dal principio vengono assediate dalle forze militari russe. La loro casa, non troppo distante dal centro, si trova vicino ad una caserma militare. Qui i bombardamenti iniziano da subito, da quel tragico 24 febbraio 2022. La famiglia, che fino a qualche giorno prima viveva una vita ‘normale’, viene immediatamente catapultata in un incubo: quello delle sirene che risuonano nella notte, dello straziante rumore delle bombe, quello delle corse nei sotterranei, della paura di perdere la casa, gli affetti, la vita. 

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Arriva la prima telefonata in Italia, dove vive la zia di Mykhailo, Tania, con il suo compagno Massimo. “Sentivamo dal telefono il rumore delle bombe - racconta l’uomo – eravamo nella disperazione totale, dovevano fare presto, portarli via da lì.

Ma all’inizio era tutto bloccato”. Trascorrono 10 lunghissimi giorni in cui la donna tenta il tutto per tutto per organizzare da Roma la fuga dei suoi parenti. Alla fine ce la fa ma arriva subito la prima doccia fredda. “Le dicono che Kokos non può partire – continua Massimo – perché i cani non sono ammessi sul treno. C’era giusto lo spazio per una valigia”. Nella disperazione generale, il cucciolo viene affidato alla nonna paterna che sceglie di restare in Ucraina accanto al figlio, il papà di Mykhailo, chiamato alle armi.

Il resto della famiglia si mette in viaggio ma il treno si ferma prima di superare la frontiera.  “A raccontarlo oggi sembra una follia – ricorda ancora Massimo – ma loro non volevano assolutamente lasciare l’Ucraina senza il cane. Decidono, quindi, di fermarsi a Leopoli il tempo che serve purché si riesca ad organizzare il ricongiungimento”.

Fortunatamente passano solo due giorni quando arriva la buona notizia: una donna si rende disponibile a trasportare Kokos da Kharkiv a Leopoli con la sua auto ed è così che, finalmente, il cagnolino torna insieme alla sua famiglia. Da qui parte il loro lungo viaggio attraverso l’Europa: prima in Polonia, poi in Austria e finalmente in Italia.

 

“Oggi Kokos vive a Roma, fa avanti ed indietro tra Spinaceto, dove sono ospitati i miei familiari, e casa nostra, qui in centro. Ci siamo talmente affezionati a lui che amiamo tenerlo con noi quando è possibile” racconta Massimo a spasso con il cagnolino nei verdi parchi di Villa Borghese. “E’ dolcissimo e socievole – continua – ma ovviamente il dramma che tutta la sua famiglia ha vissuto non lo ha certo dimenticato. Ancora oggi se sente dei rumori forti si spaventa tantissimo, ha difficoltà a scendere le scale, forse perché si ricorda le fughe nei sotterranei per scappare ai bombardamenti. Ma per fortuna la sua è una storia a lieto fine e mi piace raccontarla. Altri cani sono stati meno fortunati di lui e ancora sono dispersi tra le macerie”.

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