Roma, case dei clan sgomberate ma nessuno vuole abitarci. «Non entro dove c’erano i boss». I legittimi assegnatari spaventati dai pregiudicati

Il caso degli alloggi popolari nella “Torre della legalità” di Tor Bella Monaca

Roma, case dei clan sgomberate ma nessuno vuole abitarci.
di Flaminia Savelli
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Giovedì 24 Febbraio 2022, 00:16 - Ultimo aggiornamento: 7 Ottobre, 17:50

È il quartiere con la più alta concentrazione di case popolari: a Tor Bella Monaca sono 5.567 appartamenti su 6.753, pari all’82% del totale. Quattromila sono del comune, 1.500 dell’Ater, l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica, ossia della regione Lazio. Lo seguono, per numero di abitanti e numero di alloggi, solo lo Zen di Palermo e San Basilio, sempre a Roma. Ma è sulle assegnazioni degli alloggi che si sta accendendo un’altra spia rossa.

Roma, case dei clan sgomberate ma nessuno vuole abitarci

Perché le case, appunto ci sono, gli assegnatari vengono chiamati. Ma a Tor Bella Monaca non vogliono andare. Meno che mai in quelle che fino a una manciata di mesi fa erano occupate dai boss della malavita. «Per paura, certo. Ma in alcuni casi, si tratta di rispetto che i capo famiglia si sono guadagnati imponendosi nel quartiere che sta cercando di reagire. La situazione è difficile» dice Yuri Trombetti, presidente Commissione Patrimonio e Casa del comune di Roma.

 

LE SITUAZIONI

È quello che è accaduto per i cinque alloggi in via Santa Rita da Cascia, nella torre 50.

Tutti liberati dalle occupazioni lo scorso diciassette settembre in una maxi operazione di carabinieri e prefettura. Case che nel corso degli anni sono state occupate dai clan e poi utilizzate come base dello spaccio. Proprio la torre 50 era diventata infatti la base operativa di alcuni esponenti della famiglia Moccia, il più antico e potente sodalizio camorristico che gestisce il traffico di stupefacenti nel quadrante est della Capitale. Ecco perché gli alloggi, dopo cinque mesi, sono ancora liberi: «Due sono in via di assegnazione proprio in questi giorni» assicura l’assessorato alle politiche abitative della Capitale. Ma intanto gli appartamenti nella “Torre della legalità” ancora ieri, erano vuoti. Perché la paura nel quartiere delle Torri è tanta e la lotta alla casa è quotidiana. C’è anche chi, rientrando dopo una breve assenza, ha trovato l’appartamento occupato. Una volta liberato, per paura di ritorsioni, non ci ha più messo piede e ha preferito dormire in macchina. È successo in via dell’Archeologia che nel quartiere chiamano “la piccola Scampia” per l’altissimo tasso di spaccio di stupefacenti.

IL MEDIATORE

Nella mappa delle assegnazioni, a Tor Bella Monaca sarebbero 40 le case da assegnare. Il condizionale è d’obbligo: «Abbiamo più volte chiesto di avere accesso ai dati ufficiale per avere una mappa aggiornata ma nessuno è stato in grado di fornire questi dati. Quello che è certo e che stiamo riscontrando, è che gli assegnatari scartano l’opzione dell’alloggio in questo quadrante», conferma l’Unione Inquilini di Roma. Secondo il sistema delle assegnazioni, infatti, vengono offerte tre diverse possibilità in quartieri differenti. Le liste sono lunghissime così come i tempi di attesa. Eppure, gli appartamenti di Tor Bella Monaca non sono un’opzione: «Dicono di no, dobbiamo convincere i neo proprietari a entrare. Ecco perché siamo sempre più decisi a istituire la figura del mediatore, un tramite che aiuti i nuovi condomini ad ambientarsi» aggiunge Trombetti, presidente Commissione Patrimonio e Casa del comune di Roma. « Dietro l’assegnazione delle case Ater della Torre della legalità - sottolinea - c’è un lunghissimo lavoro. Il quartiere sta cercando di invertire la rotta ma combattere questo sistema è molto complicato. La stessa situazione - aggiunge Trombetti - l’abbiamo registrata anche a Ostia e San Basilio dove però le assegnazioni avvengono con più facilità. In realtà, è l’intero sistema che andrebbe modificato. Gli alloggi in lista sono solo nelle periferie della città, ma le case da assegnare sono anche in Centro, alla Garbatella e in altri quartieri».

LA RIBELLIONE

Intanto però i residenti della “piccola Scampia” stanno tentando di ribellarsi e istituire un nuovo ordine nel quartiere. Tiziana Ronzio vive insieme ad altre 72 famiglie nella torre 50. Proprio nella stessa palazzina di 14 piani che ha ospitato per anni i componenti della famiglia Moccia: «In questo quartiere, come in altri di Roma, ci sono tante realtà. Non ci sono solo pregiudicati e spacciatori di droga» dice Tiziana che di notte è un’infermiera in un reparto di terapia intensiva e di giorno è una delle volontarie dell’associazione TorPiùBella: «Quello che accade in alcuni punti e in alcune torri del quartiere lo sappiamo bene. Ma c’è anche altro e noi siamo in prima linea. Le liste di attesa per le assegnazioni sono lunghe perché in tanti hanno bisogno di una casa e qui ce ne sono. L’ultimo arrivato nel palazzo - racconta Tiziana - l’ho accompagnato piano per piano e gli ho presentato gli altri volontari dell’associazione. Nessuno deve sentirsi solo o isolato qui, perché è l’unico modo per combattere il vecchio sistema». 

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