Villa Torlonia, un planetario gonfiabile nel parco e attività di laboratorio

Villa Torlonia
di Laura Larcan
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Sabato 15 Febbraio 2014, 13:16 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 18:15
Un planetario mobile potrebbe sbarcare a breve nei giardini di Villa Torlonia. Quando aveva chiuso i battenti, il 27 gennaio scorso, insieme all’intero Museo della Civiltà Romana, il Planetario capitolino (l’unico della città) aveva dovuto sacrificare la sua sofisticata tecnologia digitale, lo staff di astronomi e, soprattutto, un’agenda da overbooking di visitatori che arrivava fino a giugno. Ma ora, per questa struttura comunale si sta pensando a una soluzione alternativa. Installare una sorta di «teatro astronomico» (forse gonfiabile) dotato di una sala all’avanguardia, con almeno una cinquantina di posti, coperta da una cupola di una decina di metri di diametro, dove trasferire i sistemi di proiezioni tridimensionali. È così che si sta lavorando per far rivivere il Planetario comunale dell’Eur nella storica villa. «Non si può diminuire l’offerta culturale della città», dichiara Natale Di Cola il segretario regionale Cgil Funzione pubblica di Roma e Lazio, che giovedì scorso nel tavolo di confronto tra i sindacati e l’Assessore alla Cultura Flavia Barca ha affrontato la questione della chiusura del Museo della Civiltà Romana per inadempienze alle norme di sicurezza. «Visto che il museo rimarrà chiuso per almeno due anni per lavori di adeguamento - riflette Di Cola - è impensabile privare Roma di un tale patrimonio. E secondo noi, ci sono spazi comunali alternativi per riaprire il Planetario e per trovare un nuovo allestimento temporaneo per la collezione del Museo della Civiltà Romana». Ed è su questo che i vertici di Zetema si sono messi subito al lavoro, insieme all’équipe degli astronomi del Planetario per elaborare un progetto tecnico-scientifico ora al vaglio (questione chiave sono i costi) dell’Assessorato alla cultura e del sovrintendente ad interim Claudio Parisi Presicce. Abbinate al planetario mobile, a Villa Torlonia potrebbero sbarcare anche le attività di laboratorio guidate dagli esperti nelle sale di Technotown. O, in alternativa, portare lezioni di astronomia in altri spazi gestiti da Zetema.



IL PALAEXPO

Una selezione della collezione del Museo della Civiltà Romana, invece, potrebbe sbarcare al Palazzo delle Esposizioni. Con una mostra temporanea sarebbero attesi il grande plastico di Italo Gismondi, e i monumentali calchi della Colonna Traiana, solo per citare alcuni pezzi famosi. Insieme alla chiusura del Museo della Civiltà Romana, tante sono le questioni che pendono sul tavolo della cultura capitolina emerse dal vertice sindacale: «Le cosiddette Case andrebbero riorganizzate in modo che la gestione venga accorpata a istituzioni comuni», avverte Di Cola. Il rilancio dell’offerta, anche in funzione dell’aumento di 2 euro della Romapass. «Roma non si può permettere di avere musei chiusi - insiste Di Cola - bisogna superare la chiusura del lunedì, armonizzare gli orari e immaginare che i piccoli musei siano a ingresso gratuito». Un grido d’allarme è sulla manutenzione: «Con le piogge il sistema museale stava per crollare», avverte Di Cola che insiste anche sulla sicurezza dei musei, per evitare altri casi come «Civiltà». Entro il 28 febbraio, la resa dei «conti».
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