Scuderie del Quirinale, in mostra i capolavori di Augusto

Scuderie del Quirinale, in mostra i capolavori di Augusto
di Fabio Isman
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Venerdì 18 Ottobre 2013, 17:24 - Ultimo aggiornamento: 20 Ottobre, 13:16
Davanti a una serie di busti del primo imperatore di Roma, Eugenio La Rocca, docente alla Sapienza, ex sovraintendente di Roma, racconta a Giorgio Napolitano che «nell’Urbe, la tipologia del ritratto varia, con il mutare del ruolo del personaggio da immortalare»; il Capo dello Stato, che in anteprima visita la mostra di Augusto alle Scuderie del Quirinale, sorride; e dice: «Per fortuna, non accade più», forse pensando a se stesso.



L’esposizione, spiega chi l’ha accompagnato, gli è molto piaciuta; d’altro canto, «Augusto è il reggitore che più è stato effigiato: ci restano oltre 200 suoi ritratti. Non potevamo certo averli tutti; ma dei migliori, ne mancano assai pochi», spiega ancora La Rocca, che con il direttore dei Musei Capitolini Claudio Parisi Presicce, Annalisa Lo Monaco, i francesi Cécile Giroire e Daniel Roger, ha curato la rassegna, aperta al pubblico da oggi al 9 febbraio; da marzo a luglio, sarà al Louvre, che l’ha coprodotta: senza il suo intervento, forse non sarebbe mai stato possibile realizzarla.



ARGENTI E CAMMEI

In un’incredibile selva di statue e un’ampia carrellata di monete d’oro, oggetti d’argento, cammei e gioielli, celebra il bimillenario dalla morte di chi ha improntato come pochi la civiltà romana antica. Le Scuderie ridondano di piccoli capolavori inediti: un bronzo con le sue fattezze, parte di una statua equestre ripescata in Grecia, nel Mar Egeo; una colossale da Arles, due metri e 30, che apre la rassegna; i rilievi di un tempio campano, finiti in Spagna nel 1570 e nel 1999 a Budapest (Nola, dove Augusto muore? Pozzuoli?), che formano una serie incredibile; due ritratti inediti, di Lucio e Gaio Cesare, di «Sorgente Group»; il frammento dell’Ara Pacis rimasto purtroppo da sempre al Louvre; il gruppo dei Niobidi, fattura greca ma scoperto negli Horti Sallustiani, ora diviso tra Roma e Copenaghen. Tornati, per l’occasione, anche gli argenti di Boscoreale, donati da Edmond de Rothshild al Louvre nel 1895, che mostrano tutta la raffinatezza delle stoviglie di gran lusso: 22 pezzi dalla Villa della Pisanella, ritrovamento tra i maggiori.

Augusto, più di ogni altro, muta il volto della città: la riforma urbanistica di Campo Marzio, con la sua meridiana; l’Ara Pacis; il Mausoleo; il suo Foro. E infinite statue. L’Augusto di Prima Porta, che è ai Vaticani, riprende il Doriforo di Policleto, una cui copia gli è accanto; «ma qui si può declinare la sua immagine come guerriero, e non c’è corazza più espressiva di quella di Prima Porta, oppure da Pontifex, o anche con la toga, di cui fu lui a stabilire i canoni e i criteri», spiega la soprintendente Mariarosaria Barbera.



LA CURIOSITÀ

Accanto a tante Livia, a tutti i suoi, ai rivali e comprimari d’allora, a tre statue dalla Basilica di Corinto e le Erme in marmo nero dei suoi dei, ecco uno stranissimo reperto: un Granchio in bronzo. Sosteneva un obelisco, il famoso «Ago di Cleopatra», donato dall’Egitto agli Usa dopo il taglio di Suez, e adesso, è a Central Park. L’«Artemide marciante» ostenta il suo leggero sorriso: ma perché non spiegare in mostra che è frutto di scavi di frodo, e, nel catalogo, che i carabinieri, dopo sette anni d’indagini, l’hanno ritrovata nel 2001? Al Verano, un marmista ne aveva tratto quattro copie: vedendola solo in foto, ma ingannando perfino grandi archeologi. Il peccato, però, è veniale: la mostra non ha davvero molto altro di cui farsi perdonare.



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