Oltre 700mila al concertone di S.Giovanni
Cori e scritte contro Silvio Berlusconi

Piazza San Giovanni gremita (foto Cesare Martucci - Ansa)
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Sabato 1 Maggio 2010, 22:16 - Ultimo aggiornamento: 30 Maggio, 23:38
ROMA (1 maggio) - Oltre 700mila secondo gli organizzatori partecipano al tradizionale concertone in piazza San Giovanni, a Roma. Scritte contro il premier, come “Berlusconi non sei il mio presidente”, su magliette e cartelli, mentre dalla piazza si sono levati cori contro il presidente del Consiglio: «Berlusconi dimettiti, fatti processare, libera l'Italia».



Mattatrice dell'evento Sabrina Impacciatore, che oltre a presentare i vari artisti (fra gli altri, Simone Cristicchi, Nina Zilli e Samuele Bersani) si è esibita in letture insieme ad altri attori (da Claudio Santamaria a Carlotta Natoli) in brani sull'immigrazione ed ha cantato la cover di Johnny Cash If I were a carpenter insieme a Francesco Montanari (Romanzo criminale). Tra i momenti più intensi un Bella Ciao interpretato da Cristicchi insieme al coro dei minatori di Santa Fiora. Ma anche Perdere l'amore, sdoganato dalla piazza, che ha cantato a cappella il successo di Massimo Ranieri.



L'attore ha debuttato al concertone interpretando la poesia che ha ispirato il tema del concerto, E pparole di Eduardo De Filippo. Da Sanremo è sbarcata Nina Zilli, che tra una canzone e l'altra ha invitato i giovani a «non rimanere inermi di fronte alle ingiustizie del capitalismo». Sono anche risuonate le note di Tanto pè cantà e una poesia di Trilussa, dall'emblematico titolo La lezione del presidente, entrambe proposte dall'AS RomaArtisti, gruppone formato tra gli altri da Elio Germano, Marco Conidi e Pino Marino.



Edoardo Bennato ha messo in scena una gag contro la Lega facendosi portare via dal palco da due carabinieri e leggendo un testo sull'unità d'Italia. Disinvolta nonostante le paure della vigilia, la Impacciatore ha anche fatto riferimenti alla disoccupazione, all'integrazione razziale e alle morti bianche.



Le bandiere e le magliette sfoggiate dai giovani ritraggono Che Guevara insieme ad Obama, la falce e il martello vicino ai simboli dell'antimafia. «Le magliette che abbiamo venduto di più? - dicono due venditori - Quella del Che, in assoluto. Ma quest'anno va molto di moda anche una che raffigura Obama con su scritto 'progress' e Berlusconi con su scritto process». «La figura del Che oggi è attuale più che mai - sostiene Massimiliano, un ragazzo sardo - perchè di fronte alla dittatura di Berlusconi la rivoluzione ci vorrebbe proprio. Il problema e che nessuno ha il fegato di farla». «In America hanno Obama, in Spagna Zapatero, e noi c'abbiamo Berlusconi, questa e la vera discriminazione», scherza Anita, 23 anni di Roma. E mentre qualcuno guarda al futuro rappresentato da Obama, i più nostalgici, da un banchetto del Partito Comunista internazionalista spiegano: «La crisi economica non lascia spazio ad ambiguità: o si affrontano i padroni per quello che sono, ovvero parassiti, oppure si soccombe. Dobbiamo auto organizzarci con comitati di sciopero».