Dallo scavo per una chiesa ortodossa, spuntano monumenti di 1900 anni fa. E' successo a Casal Bernocchi, borgata a Sud di Roma sull'Ostiense, dove sono riaffiorati incredibilmente un mausoleo del I secolo d.C., un complesso termale dai pavimenti rivestiti di mosaici e un sepolcreto con una sessantina di sepolture, caratterizzate dagli scheletri con le ossa ancora in connessione. Una storia singolare, attenzione, che passa per scoperte archeologiche, ma anche per un progetto di integrazione sociale. Come a dire, lì dove non arriva la società moderna, riesce l'archeologia e la storia millenaria. Tutto è iniziato tra il 2014 e il 2015, con l'acquisto da parte della comunità di romeni di Roma (1500 fedeli guidati da Padre Gheorghe) di un terreno verde per la realizzazione della chiesa ortodossa dell'Ingresso del Signore in Gerusalemme.
L'operazione veniva ereditata dalla Soprintendenza archeologica di Roma. «Sapevamo che in quest'area potevano essere presenti dei resti romani» racconta l'archeologo Renato Sebastiani. Le carte archeologiche non mentivano. Di lì a poco l'équipe di studiosi ha cominciato a rinvenire i resti di un intero borgo rurale romano che copre un periodo compreso tra il I e il V secolo dopo Cristo. L'originalità dell'impresa sta nel «lavoro collettivo», come amano ribadire Sebastiani e Alessandro D'Alessio, l'archeologo della soprintendenza responsabile dello scavo. «Questo luogo si configura come spazio di aggregazione in cui la Storia si lega al paesaggio e alla società attuale», commentano.
Una vita talmente originale, per questo cantiere di scavo, che nei mesi di lavoro, sono arrivati anche alcuni esponenti di Casapound: «Chiedevano che cosa stesse succedendo qui - raccontano i protagonisti - ma non certo per i ritrovamenti archeologici». Insomma, Casal Bernocchi ha ritrovato una sua dignità storica. Tra i ritrovamenti spicca ila mausoleo, caratterizzato da due fasi costruttive: la piu' antica (I-II sec. d.C.) svela un ambiente rettangolare con delle nicchie contenenti spoglie di donne e al centro del pavimento a mosaico spicca un kantharos, ossia una coppa da cui esce un'edera. La seconda fase risale, invece, al III secolo. Scoperta nella scoperta, sotto una lapide è spuntata l'impronta di un piede nudo: un giovane romano che stava lavorando a una sepoltura. Delle terme, poi, spiccano i pavimenti musivi. «E' ancora presto per dire se queste terme si riferivano a un insediamento o una villa - avverte Sebastiani - sappiamo però che lungo le strade tra Roma e Ostia c'erano molti impianti produttivi per i servizi di navigazione del Tevere, e le stazioni di sosta erano molto frequenti. Queste terme potrebbero essere uno di questi luoghi di sosta».
Il carattere modesto delle sepolture è testimoniato dai pochi elementi di corredo: un anello, bracciali, e in particolare monete che consentono di datare i resti tra il II e il III secolo.
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