Lizzani, l'ultimo addio. Il figlio: «Mio padre,
un re malato di malinconia»

Lizzani, l'ultimo addio. Il figlio: «Mio padre, un re malato di malinconia»
di Laura Bogliolo
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Giovedì 10 Ottobre 2013, 19:07 - Ultimo aggiornamento: 12 Ottobre, 07:57

ROMA - Lo avevo sentito due giorni prima, era sereno. Scuote la testa, devastato dal dolore Ettore Scola e sembra trovare un po’ di sollievo solo quando abbraccia Francesco, quel figlio che ha voluto salutare il papà raccontandogli una favola, in un’inversione di ruoli che fa tenerezza. «C'era una volta un re malato di malinconia» le parole pronunciate nella Sala della Protomoteca in Campidoglio per l’addio a Carlo Lizzani, il celebre regista morto sabato scorso suicida gettandosi dal balcone della sua casa in via dei Gracchi.

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LA FAVOLA DI FRANCESCO

Francesco, accanto alla sorella Flaminia, saluta il papà leggendo «La camicia della felicità» di Tolstoj, ricordando «l’umanità di Carlo, la sua più grande ricchezza», «la sua laicità» e quell’anima da «politico, non di professione ma in quanto uomo e documentarista». Amava dire «ho usato il cinema per vivere» Carlo Lizzani, quel mondo del cinema che ieri pomeriggio sotto il cielo grigio di una Roma un po’ più triste l’ha omaggiato con lacrime d’affetto di circa trecento persone. Francesco Rosi, che non si è mai allontanato dal feretro quasi a volerlo accompagnare nel suo ultimo viaggio, Luigi Magni insieme ai fratelli Taviani, Maurizio Scaparro, Felice Laudadio, Citto Maselli, compagno nella lotta partigiana e nella passione neorealista, Picci Pontecorvo. «Era un uomo di grande sensibilità» le parole di Carla Fracci, sorretta dal marito regista Beppe Menegatti. A salutare il maestro c’era anche Ida Di Benedetto che ha ricordato il film Hotel Meina da lei prodotto: «Carlo era un maestro e un amico, una persona vera».

Silenziosi Fabrizio Gifuni, il Carlo de La meglio gioventù, e Claudio Bigagli. In Campidoglio ieri c’erano i volti noti, ma anche gli amici dei figli di Carlo, quelli che hanno conosciuto il «l’uomo papà, affettuoso e generoso» il ricordo di Stefania Girolami, aiuto regista. «Sul set - aggiunge - era un ricercatore di verità e giustizia». C’era la gente «comune», «quella che piaceva a mio padre con la quale trovava un’enorme affinità, la gente del suo quartiere che oggi incontro e che mi restituisce un’immagine meravigliosa di mio padre». In Campidoglio anche i giovanissimi del liceo Visconti che Lizzani frequentò. Il regista fu per anni presidente dell’associazione ex studenti del prestigioso istituto del Collegio Romano.

LE LACRIME

Il teologo valdese Paolo Ricca, consuocero del regista, ha riportato le parole di Gesù («Dio è un Dio dei vivi»), mentre una commossa e giovanissima attrice che non ha voluto dire il suo nome ha ricordato «la semplicità di quel regista che per me era un mito e che mi diede appuntamento sotto il bar di casa». Piange Antonella Lualdi raccontando quell’ultimo incontro pochi giorni prima della scomparsa e «quell’abbraccio così forte che solo oggi capisco: era un addio». Accanto al feretro anche Walter Veltroni e il sindaco di Roma Ignazio Marino: «La sua creazione artistica è sempre stata radicata nella realtà e nei travagli della nostra Italia». Francesco si commuove quando ricorda la madre Edith e le sue parole: «Rimanere nel cuore di chi ci ha amato vuol dire non morire mai».

laura.bogliolo@ilmessaggero.it