Zorro, l'inchiesta sul capo nomade: in Campidoglio protetto per anni

Zorro, l'inchiesta sul capo nomade: in Campidoglio protetto per anni
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 10 Agosto 2018, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 11:08

C'è un signore che si fa chiamare Zorro e che a Roma, a quanto pare, ha avuto un santo in Comune da almeno un decennio. Tanto da potersi permettere di occupare diverse case comunali, col sospetto che le abbia anche gestite e smistate a suo piacimento, senza che l'amministrazione pubblica intervenisse con uno sgombero sacrosanto. Lo abbiamo conosciuto, C.Z., per la vicenda del presunto «accordo» stretto col Campidoglio per sorvegliare la spiaggia sul Tevere inaugurata da poco. Ma in realtà è da anni che il suo rapporto col Comune sembra viaggiare su binari, come dire, poco convenzionali. Lo svelano le due pagine di informativa planate ieri sera sulla scrivania di Virginia Raggi, prima che partisse per le vacanze. È un rapporto della Polizia locale di Roma. È stata la sindaca a chiederlo, appena è venuta fuori la notizia di questo strano «patto» balneare, per ricostruire il profilo del capo rom che in quest'ansa del Tevere, a Ponte Marconi, avrebbe conquistato un ruolo di primo piano tra i residenti delle baracche.

I PRECEDENTI
I primi precedenti di polizia annotati nel dossier risalgono addirittura al 2006, l'ultima denuncia è del giugno scorso: l'accusa stavolta è di abuso edilizio, per avere aperto dentro a un fabbricato di via Mario Ageno un bar intitolato Zorro drink & food, e come sennò... Il locale, c'è scritto nel rapporto spedito in Campidoglio, è stato posto sotto sequestro a metà luglio.
Ma l'aspetto forse più inquietante della storia è l'occupazione delle casette di proprietà del Comune in vicolo Savini. Prese illegalmente da quasi quindici anni, con tanto di richiesta di regolarizzazione, respinta però dagli uffici. Perché allora, viene da chiedersi, non si è mai proceduto con lo sgombero? Non è chiaro. L'informativa ricorda che da queste parti addirittura, dieci anni fa, si pensò di realizzare un qualche impianto per i mondiali di nuoto del 2009, lo sfratto forzoso era pronto eppure, per ordine «del dipartimento V Politiche sociali», si legge nel rapporto, non si procedette. Ora i vigili urbani si dicono convinti che l'azione del Comune, in passato, «non sia stata approntata alla tutela del patrimonio pubblico». Insomma, chi doveva agire nell'interesse della collettività non lo ha fatto. E di questa incomprensibile inerzia l'interesse di Zorro, quello sì, si è avvantaggiato. Ha anche potuto proseguire col mercatino di via della Vasca Navale. Tanto che, sottolineano sempre i vigili, la sua famiglia va in giro con auto «di grossa cilindrata», che non si capisce quali redditi possano avere sostenuto, almeno quelli legalmente dichiarati. Ora Raggi vuole mettere fine a questa mollezza amministrativa che dura da troppo tempo. Lo sgombero, come suggerisce anche la Municipale, è urgente e necessario. Per Zorro e sodali, forse, è arrivata l'ora del sergente Garcia.
 

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