Roma, vigili finti malati a Capodanno: i certificati li firmavano le segretarie dei medici

Roma, vigili finti malati a Capodanno: i certificati li firmavano le segretarie dei medici
di Michela Allegri
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Martedì 19 Aprile 2016, 08:26 - Ultimo aggiornamento: 08:38


Per la diserzione in massa dei caschi bianchi, che nella notte di San Silvestro 2014 lasciarono le strade di Roma sguarnite servendosi di certificati falsi e festeggiando il Capodanno in famiglia, non sono solo vigili e dottori compiacenti a rischiare il processo. Nell'informativa conclusiva dei carabinieri di piazzale Clodio si legge che anche due segretarie di uno studio medico potrebbero finire tra gli imputati. Nei loro confronti gli inquirenti hanno ipotizzato il reato di sostituzione di persona e, forse, potrebbero decidere di contestare anche il falso. Le donne, infatti, avrebbero compilato attestati di malattia in assenza dei dottori. I magistrati dovranno stabilire se abbiano agito su delega dei sanitari o di propria iniziativa. Comunque, i numeri dell'inchiesta sono ufficiali. È scritto nell'informativa: 176 persone rischiano l'imputazione con accuse che vanno dal falso, alla truffa, all'accesso abusivo al sistema informatico. Quelli più a rischio sono i medici compiacenti. Sono indagati in 101, rischiano addirittura la radiazione dall'albo. Nei confronti di 50 camici bianchi, i magistrati procedono per falso: avrebbero compilato referti senza aver visitato i pazienti. Gli altri dottori, invece, sono accusati di accesso abusivo al sistema informatico, sostituzione di persona e violazione della legge sulla privacy. Avrebbero utilizzato le credenziali telematiche di alcuni colleghi che erano in ferie, e che stavano sostituendo. I vigili segnalati nell'informativa, invece, sono 73. In 53 rischiano il processo per truffa. Utilizzando i certificati “taroccati” avrebbero infatti ottenuto un ingiusto vantaggio. Un agente è già stato rinviato a giudizio per falso: avrebbe compilato di suo pugno un referto di avvenuta donazione del sangue.
 
IRREPERIBILI
Nei confronti di altri 17 agenti la Procura procede poi per interruzione di pubblico servizio e rifiuto di obbedire a una richiesta avanzata dall'autorità competente: nonostante avessero dato la propria disponibilità a lavorare, una volta chiamati si sarebbero resi irreperibili. Sono già stati condannati a pagare 4mila euro di multa. Ad altri 3 caschi bianchi, infine, il pm Nicola Maiorano contesta di aver spinto i colleghi a boicottare il turno, veicolando attraverso Facebook uno sciopero non autorizzato. La loro posizione potrebbe essere archiviata. Per effettuare gli accertamenti è infatti necessario che il social network fornisca i codici degli indagati. Ma gli inquirenti, che hanno inviato una richiesta di rogatoria negli Stati Uniti, non hanno mai ricevuto risposta.
 

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