Via Poma, Busco assolto in via definitiva
«Io umiliato da una giustizia disumana»

Via Poma, Busco assolto in via definitiva «Io umiliato da una giustizia disumana»
di Cristiana Mangani
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Venerdì 28 Febbraio 2014, 08:07 - Ultimo aggiornamento: 1 Marzo, 15:31

Mamma, pap, cosa vuol dire la parola assolto?. I gemellini Busco sono ormai degli ometti.

Due giorni fa, mentre la Cassazione decideva la sorte di Raniero, loro festeggiavano il compleanno: 12 anni, di cui gli ultimi sette passati a fianco di genitori che hanno fatto di tutto per nascondere la loro preoccupazione, l’amarezza, il dolore per un’accusa ingiusta. Poi, mercoledì è arrivata la notizia: l’assoluzione per l’unico imputato del delitto di via Poma è definitiva, e l’entusiasmo ha fatto scoppiare il cuore.

Raniero, cosa vuol dire la parola assolto?

«Vuol dire Libertà con la elle maiuscola. Vuol dire che finalmente è stata messa un pietra sulla sentenza di primo grado, quella dove sono stato condannato a 24 anni. E che mi è stata restituita la vita».

Alla fine la giustizia ha trionfato.

«Sulla giustizia ci sarebbe molto da dire, ma non voglio polemizzare qui, ora. In questi anni ho visto che la giustizia è forte con i piccoli. Quando invece dovrebbe essere più umana. Sono stato umiliato, trattato come un bugiardo. Parlare oggi di giustizia mi sembra un po’ fuoriluogo, perché è giustizia quando il colpevole vero viene trovato».

Ha mai pensato che avrebbero potuto annullare l’assoluzione?

«Facendo gli scongiuri, no. Pensavo che non fosse possibile. Sebbene chi è stato morso dalla vipera, ha paura anche della lucertola. Infatti, finché non è arrivata la sentenza la tensione è rimasta altissima».

La moglie Roberta Milletarì gli è accanto come sempre, commossa, protettiva, coraggiosa. A lei sì che il pensiero era venuto: la giustizia li aveva traditi più di una volta. E al professor Franco Coppi, che insieme con l’avvocato Paolo Loria li ha assistiti nei due decisivi gradi di giudizio, ha anche detto: «È tremendo solo immaginarlo, ma se si dovesse ricominciare con un nuovo processo, ci faremo coraggio e continueremo a combattere».

Come avrebbe fatto senza Roberta?

Non si fa in tempo a dire il nome che Raniero comincia a piangere. «È stato il dono più bello che mi si poteva mandare. Lei ha sempre creduto in me. Una persona, a meno che non sia malata di cervello, non avrebbe potuto stare accanto a una persona se pensava che fosse un assassino».

Si è fatto un’idea di chi sia stato a uccidere Simonetta?

«In quell’ufficio è successo un fatto troppo grande. L’idea è che si sia trattato di qualcosa di interno al palazzo».

Vuole dire qualcosa alla famiglia Cesaroni?

«No, niente, non me la sento proprio. Mi sono stati rubati più di sette anni di vita. Trovarsi addosso tutto questo da innocente è stato devastante».

Qual è oggi il suo desiderio?

«Vorrei ritornare alla mia vita normale, anche se so che non è possibile. Tra qualche ora cercheremo di uscire, se le telecamere ce lo consentiranno, per andare a comprare un regalo ai bambini. Hanno avuto un compleanno difficile, è giusto festeggiare».

Ancora Roberta parla di «scarpini di calcio», il massimo della felicità. Riccardo e Valerio già gongolano.

Tanti amici vicini e anche tanta gente normale, in molti hanno creduto alla sua innocenza.

«Probabilmente hanno pensato: domani potrei essere io Raniero Busco, si sono immedesimati. Li voglio ringraziare tutti, a cominciare dai miei avvocati, ma anche dall’azienda che mi ha permesso di continuare a lavorare, e dalla scuola che ha creato una rete di protezione nei confronti dei bambini. Non se ne sono quasi accorti di quello che stava succedendo. Ci chiedevano soltanto, quando uscivamo per le udienze: “Ma perché dovete andare sempre lì?”».

Il professor Coppi li invita a uscire. «Portate fuori i bambini», li incoraggia. E aggiunge: «I mali della giustizia sono tanti. I processi durano troppo a lungo e le persone innocenti, come in questo caso, devono passare travagli di anni prima di poter tornare a vivere. Sarebbe giusto pensare a migliorie che rendano la giustizia più rapida».

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