Varani, un pc dimenticato nella casa delle torture

Varani, un pc dimenticato nella casa delle torture
di Cristiana Mangani
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Venerdì 23 Settembre 2016, 08:19 - Ultimo aggiornamento: 13:12

Sono le dieci di ieri mattina quando la casa dell'orrore viene riaperta. I carabinieri del Ris levano i sigilli, il nastro che chiude la porta dell'appartamento in via Igino Giordani, al Collatino, e si entra nell'incubo. Luca Varani è stato ucciso lì, il 4 marzo scorso, tra sevizie e torture. Una morte lenta che è ancora impressa sui muri della casa, sul materasso, sui tappeti, in ogni angolo: tracce di sangue ormai sbiadite, analizzate nei mesi scorsi dai tecnici dell'arma. Ma ieri è stata la volta degli avvocati difensori e della parte civile, dei consulenti tutti, e anche del pm Francesco Scavo, che ha preso particolarmente a cuore questo caso. Manuel Foffo, proprietario dell'abitazione, è a Rebibbia, Marco Prato a Regina Coeli, separati e distinti nei loro tentativi di recupero. Disperato e collaborativo il primo, silenzioso e chiuso in se stesso il secondo. Tutti e due in attesa di sapere quanto sarà lunga la loro pena e cosa la giustizia prevederà per l'orrore che hanno commesso.
 

 


I DIFENSORI
Il gruppo è entrato nella casa dopo mesi dal delitto. L'avvocato Michele Andreano che assiste Foffo, ha scelto di inserire nel team difensivo anche la criminologa-opinionista nei talk show, Roberta Bruzzone. I primi a entrare sono proprio gli avvocati. «Devo dire che mi ha fatto un certo effetto - ammette Andreano - Nella stanza da letto, c'era ancora quel materasso pieno di sangue».

I REPERTI
Dopo di loro, è stata la volta dei consulenti, dei periti, e poi del pm e dei carabinieri. Il sopralluogo ha riservato anche qualche sorpresa dal punto di vista investigativo. Tra indumenti abbandonati per terra, sulle sedie, scarpe poggiate sul tavolo, sono stati recuperati anche un computer e una pen drive di Foffo. Finora, inspiegabilmente, mai sequestrati né analizzati. E c'erano anche tante ricette mediche e tanti farmaci per curare stati patologici gravi: tranquillanti, sedativi, ansiolitici. Tracce di una personalità disturbata. I legali di entrambi gli indagati, infatti, sono orientati a chiedere che venga effettuata una perizia psichiatrica sui loro assistiti. Nessuna persona cosiddetta normale - ritengono - avrebbe infierito così su un coetaneo.

Gli stessi accertamenti sono stati svolti anche nell'albergo in zona piazza Bologna dove Prato era stato trovato il giorno successivo alla morte di Varani dopo che aveva assunto tanti barbiturici, fino a far pensare a un tentativo di suicidio. E anche nella sua stanza nell'hotel sono stati recuperati oggetti, indumenti, e anche quei biglietti che, nella notte del delirio, il giovane pierre aveva scritto di suo pugno: «Nella mia vita ho fatto cose tremende, distruggete computer e telefonino». E ancora, ai genitori aveva chiesto: «Fate una festa ogni settimana per me».
Prossimo appuntamento per l'inchiesta è l'incidente probatorio che si svolgerà il 27 settembre davanti al gip, dove verranno discussi i risultati della perizia autoptica e tossicologica. Mentre i carabinieri del Ris analizzeranno i nuovi reperti per verificare anche quante persone siano passate dalla casa di Foffo nei quattro giorni in cui lui e Prato hanno ideato e organizzato quel festino a base di sesso, alcol, droga, e omicidio.