Nonostante la Capitale da allora non possa più servirsi di questa gigantesca cloaca, il piano dei rifiuti non è mai stato aggiornato. L’impasse è figlia del rimpallo di responsabilità tra Comune e Regione. Nessuno, in sostanza, vuole prendersi la briga di indicare le nuove discariche e gli inceneritori di cui Roma ha bisogno. Scelta scomoda, che di certo scontenterebbe chi abita vicino ai nuovi impianti, ma necessaria per evitare che al primo, prevedibile intoppo, il sistema di smaltimento dell’immondizia vada in sofferenza, lasciando per giorni i maleodoranti sacchetti di pattume in strada.
IL PARERE DISCUSSO
Costa oggi è pronto a sconfessare quanto aveva messo nero su bianco il capo della Direzione Rifiuti del suo ministero, Mariano Grillo, che continua a essere in bilico come coordinatore del pool di tecnici che gestisce l’emergenza di Roma. Grillo aveva scritto in un documento, svelato a inizio mese dal Messaggero, che era la Città metropolitana, quindi Virginia Raggi, a dover fare la prima mossa, votando un atto politico con le zone «idonee» ai nuovi impianti. Una tesi che i pentastellati romani avevano sempre rigettato, sostenendo che la scelta spettasse unicamente alla Regione.
Quell’incidente sembrava aver raffreddato il rapporto tra il ministro di nomina grillina e la sindaca di Roma. Ma il vertice della settimana scorsa tra i due ha rinnovato la sintonia. E così oggi Costa è convinto che la Regione possa e debba votare il suo piano, in autonomia. Quello che sostengono da mesi in Campidoglio, ricordando una sentenza del Tar dell’aprile scorso, che ha chiesto alla Pisana di «individuare una rete adeguata di impianti in ambito regionale», anche utilizzando «poteri sostitutivi» nel caso in cui i comuni siano inadempienti.
EXTREMA RATIO
Se la Regione non si muoverà a stretto giro di posta, resta in campo l’extrema ratio del commissario. Costa vuole un’accelerazione. Anche perché la crisi dei rifiuti della Capitale impensierisce il governo pentaleghista. Il vicepremier Matteo Salvini lo va ripetendo da giorni: dall’amministrazione a 5 Stelle di Roma «tutti si aspettano di più, vedo anche la monnezza, oltre alle buche».
IL PRIMO VERTICE
La prossima settimana si riunirà per la prima volta la Cabina di regia, guidata dal ministro in persona. Attorno al tavolo ci saranno Raggi e Zingaretti, oltre al prefetto di Roma, Paola Basilone. Per uscire dal pantano dei veti incrociati serve un intervento, più che tecnico, politico. E il gioco di sponda tra governo e Campidoglio potrebbe risultare decisivo.
Raggi nel frattempo deve sminare la grana Ama, che continua a non votare il proprio bilancio, «mettendo a rischio gli stipendi», sostengono i sindacati. Il voto dei conti resta congelato perché non c’è accordo tra la partecipata e l’assessore alle finanze, Gianni Lemmetti, su 18 milioni di vecchi crediti. Raggi aveva chiesto una tregua, ma ieri l’assemblea dei soci convocata per votare il consuntivo ha partorito l’ennesima fumata nera. E non è servito neanche un faccia a faccia tra la sindaca e l’ad della società, Lorenzo Bagnacani. I sindacati confermano lo sciopero del 22 ottobre.
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