La truffa sulle ceneri dei defunti: cremazioni mai fatte, nell'urna solo terra

Il cimitero del Verano
di Andrea Ossino
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Mercoledì 29 Gennaio 2014, 11:06 - Ultimo aggiornamento: 16:55
I familiari erano convinti di pregare davanti le urne dei propri cari scomparsi ma dentro quei vasi vi era solo cenere e terriccio. Eppure i parenti dei defunti pagavano ingenti somme di denaro per far cremare le salme dei propri familiari deceduti ma V.A., 43 anni, romano che si spacciava per il rappresentante di un'impresa di onoranze funebri, non faceva ciò per cui era stato pagato. Per questo motivo il finto impiegato delle pompe funebri, difeso dagli avvocati Flavia Montari e Antonio Buttazzo, è stato condannato a scontare otto mesi di reclusione per truffa. Sono due gli episodi per cui V.A. è stato condannato, ed entrambi risalgono al periodo tra ottobre e novembre del 2008. Quando V.A. si presentava ai parenti dei defunti come il rappresentante dell'impresa di onoranze funebri "Trastevere" e con fare professionale, faceva credere ai familiari del compianto di essere un professionista.



IL SISTEMA

I parenti dei defunti, che in breve tempo dovevano pensare alle diverse incombenze da sbrigare a causa dell'improvviso lutto in famiglia, si affidavano alla presunta professionalità del signor V.A., senza preoccuparsi di fare ulteriori verifiche sulla sua affidabilità. Così il truffatore si faceva consegnare il denaro necessario alla cremazione e alle incombenze necessarie per il funerale. Ma, una volta intascati i soldi, in un caso 3.500 euro ed in un altro 2.300, non portava a termine il lavoro per cui era stato pagato.



LA SCOPERTA

Quando la famiglia del defunto si recava al cimitero per assistere alla tumulazione del proprio caro, il truffatore spiegava che la cremazione era già avvenuta. In un caso aveva detto di aver già chiuso il loculo, in un'altro aveva consegnato un'urna con dentro ceneri di varia natura, non umane. Così i parenti depositavano i fiori sulle lapidi dei congiunti, convinti di essere vicino le ceneri del proprio familiare perduto. Ma dopo diverso tempo, le vittime della truffa venivano chiamate dai depositi dei diversi cimiteri dove le salme, quelle vere, erano state abbandonate dal truffatore. Apprendevano quindi con grande stupore di aver pregato al fianco di un vaso, o di un loculo, che non conteneva ciò che pensavano e quindi andavano dalle forze dell'ordine per denunciare l'accaduto. Il sostituto procuratore della repubblica, Elisabetta Fini, aveva così aperto un fascicolo inscrivendo V.A. nel registro degli indagati. L'uomo, che per fatti analoghi è sempre stato assolto, ieri, è stato condannato a scontare otto mesi di reclusione per truffa.
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