Roma, il pianto della piccola Martina «E ora con chi gioco al parco?»

Roma, il pianto della piccola Martina «E ora con chi gioco al parco?»
di Maria Lombardiù
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Sabato 11 Luglio 2015, 06:12 - Ultimo aggiornamento: 09:22
«Ma lui era mio amico..», singhiozza Martina perché non si può perdere un amico a quattro anni. Non c'è un dio per i bambini e ”lassù“ non significa ancora nulla, il cielo è soltanto cielo. Lei sa solo che Marco non c'è più. E chissà dove è adesso, in un parco irraggiungibile a giocare, come facevano insieme a Villa Lazzaroni, a riposare tra gli angeli come ha scritto mamma sul biglietto lasciato davanti all'ascensore di Furio Camillo, oppure è ancora in fondo a quel buco nero che lei intravede appena dietro i vetri. «Io voglio giocare con lui. Perché non posso?», si stringe alla mamma, la piccola Martina, allontanando i capelli biondi dalle lacrime.



«Ma tu gli hai regalato una macchinina, adesso sarà contento e ti manderà un bacio da lontano». Lei ha capito in questa mattina calda e cattiva che lontano vuol dire mai più e non c'è parola che possa fermare il pianto. «No, mamma. Io voglio il mio amico. Mi mancherà. Io lo voglio vedere ancora. E adesso con chi gioco al parco?». La mamma non sa che dire e piange mentre accarezza la figlia con una mano e con l'altra spinge il passeggino dove il fratellino piccolo dorme.



LA VILLA «Marco lo incontravamo quasi tutti i pomeriggi a villa Lazzaroni, lo portava lì la madre. E lui giocava con Martina, un bambino sveglio e allegro. Un tesoro». E gira lo sguardo altrove, per nascondere le lacrime alla figlia. Tornando a casa per il pranzo, si sono fermati lì a lasciare un pensiero. Un biglietto protetto dalla plastica con due palloncini celesti e uno bianco. «Riposa in pace piccolo angelo.



Un abbraccio alla mamma e alla tua famiglia», e due cuoricini rossi. Martina ha voluto aiutare la madre a tagliare il nastro adesivo e a incollare il bigliettino sul vetro. Poi ha poggiato a terra, con gesti posati, una macchinetta rossa attaccata a un altro palloncino, il suo regalo per l'amico. Ha provato a fare come i grandi, ma al momento di andar via è tornata ai suoi quattro anni. Questo addio faceva troppo male e Martina si è abbandonata al suo dolore di bambina. «La mamma lo doveva tenere in braccio, così», come fa lei con le bambole. «Se lo faceva Marco non cadeva e oggi lo vedevo ancora».



I PUPAZZI Winnie The Pooh, un Puffo, orsetti grandi e piccoli, tante macchinette rosse, una con la scritta «curva sud». Accanto all'ascensore che ormai è un altare, chiunque passa lascia un fiore, un regalino per Marco, un pensiero. Un'ambulanza accosta, quattro operatori del 118 si fermano a pregare. Sul muretto di marmo si consumano ceri di Padre Pio, tante caramelle lasciate lì insieme a pupazzetti e una pallina di gomma. E poi gigli, garofani bianci, girasoli. «Un maschietto di 4 anni è un bambolotto», si commuove un nonno.