Tante le domande agli impiegati della stazione e agli addetti della sicurezza che più volte hanno spiegato che non si può sostare nella zona, ma solo transitare. La giustificazione ufficiale è quella legata alle nuovi disposizioni sul terrorismo, che non consentono a nessuno di star fermi in un punto della metropolitana. La realtà è che sono stanchi di curiosi e delle loro domande. «Qualcuno - ha affermato un addetto - ci ha anche chiesto se era possibile visitare l'ascensore». L'impianto è ancora fuori uso.
LA COMMOZIONE All'assurdità dei fan del macabro, si contrappone anche la grande commozione di un intero quartiere che è quello dove abitava la famiglia del piccolo Marco. Nel palazzone di via Cesare Baronio non si parla d'altro. «Marco era un bambino allegro e vivace - ha raccontato un vicino di casa - era molto educato. Io dovevo incontrare la mamma proprio il giorno in cui è accaduta la tragedia, dovevamo parlare del condominio. Ma loro a settembre sarebbero andati via da qui». Anche se in pochi li conoscevano visto che in zona abitavano da poco, la commozione nel quartiere si tocca con mano.
«Questa è una tragedia che rimane nei cuori di tutti noi romani - ha spiegato un commerciante di via Latina- non si può dimenticare». Una donna si ferma, fa il segno della croce e va via, in tanti si domandano quanto sia assurdo morire così, a quattro anni. «E' una vittima innocente- ha fatto sapere un altro vicino- che male può aver mai fatto?». Mentre tutti pretendono che sia fatta giustizia, tra i residente è scattata la mobilitazione e ora chiedono di sostituire il nome della fermata Furio Camillo con quello del piccolo Marco. «Così resterà per sempre tra noi» hanno detto tra le lacrime.