Tra Parioli e Centro la ridotta del Sì Viaggio nella Roma che ha tifato Renzi

Tra Parioli e Centro la ridotta del Sì Viaggio nella Roma che ha tifato Renzi
di Simone Canettieri
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Martedì 6 Dicembre 2016, 19:48 - Ultimo aggiornamento: 20:22
ROMA «Ma veramente?». Al Panamino, bar chioschetto nel cuore dei Parioli con ormai quasi secolari «convenzioni per pranzo» con tutti gli ordini professionali dello scibile umano, è quasi l'ora sacra dello spritz. E da dietro al bancone, Federico e i suoi trent'anni non credono alla notizia ma non la fanno troppo lunga: «Qui hanno davvero vinto i Sì? Vabbè». Se si scartabellano i dati, però, la sorpresa si trasforma presto in trend. In questa fortezza Bastiani della borghesia romana che confina con l'ex nerissima piazza Vescovio abbracciando il quartiere Trieste, così come nel centro storico monumentale, il No è andato sotto. Come si fermarono al ballottaggio anche i candidati grillini alle presidenze dei municipi, siamo nel I e nel II, costretti a cedere il passo, sei mesi fa, al Pd. E sempre in queste due porzioni dell'Urbe anche il renziano Roberto Giachetti superò Virginia Raggi, pensando di svuotare un oceano con il secchiello. «Siamo un'oasi, non una riserva indiana: qui c'è stato il voto consapevole di quello che una volta era il ceto medio riflessivo», dice Sabrina Alfonsi, mini sindaco dem del centro, municipio grande come la città di Trieste e con oltre 200mila residenti («Che diventano 600mila con i turisti»). Michele Masneri, giornalista e scrittore del generazionale Addio Monti, ha votato Sì. E dalla California, dove adesso si trova, si spiega la faccenda così: «E' la borghesia che resiste intesa come élite, che non si fa sommergere dalla marea populista. E siccome D'Alema lo conoscono perché ce l'hanno come vicino di casa non lo rimpiangono tanto come primo ministro».

GLI OVER 65
Con un po' di pigrizia si potrebbero chiamare roccaforti rosse, anche se tali non sono. Antonella, «mamma a tempo pieno ma laureata con marito avvocato», è stata nei di club di Forza Italia. «Poi ho votato Renzi alle europee, Pd alle comunali e ora Sì». Ma perché? «Penso che sia una questione culturale, la paura di non fare salti nel vuoto». Ecco, la paura. In giro per i Parioli - dove il reddito medio segna un più 20mila rispetto al resto della città e il rapporto tra over 65 e ragazzi è di 2 a 1 - in molti ripetono questo concetto: «Con Grillo o Salvini al Governo verranno tempi peggiori, fidatevi».
Lo scrittore Edoardo Albinati, che nella Scuola cattolica racconta il quartiere Trieste anni 70 e i ragazzi del San Leone Magno, premette che si è astenuto. Però dietro a questo Sì vede «l'istinto di conservazione» di una classe sociale, «di chi ha paura di cambiare» e preferisce rimanere ancorato alle «certezze» senza per forza avere la tessera del Pd in tasca. «Penso che la spiegazione a questo fenomeno - dice Albinati - vada oltre le categorie del Novecento che ormai sono tutte rovesciate». E trovare un giovane riformatore della costituzione in un pomeriggio è davvero complicato. E a piazza a Vescovio, nei giardini che portano il nome di Francesco Cecchin, di ragazzi appassionati alla politica nera, rossa o stellata non se ne vedono. Solo scritte laziali sui muri («Gabbo vive»). Dallo storico panificio Giacobetti, che però il mese prossimo chiuderà, raccontano: «Ormai qui ci vivono solo pensionati, ex magistrati e dirigenti, e se n'è andata la fama di quartiere di estrema destra». Dibattiti sul referendum davanti alle rosette? «Non pervenuti». «Noi questa mattina ne abbiamo parlato al circolo del tennis: io e i miei amici pensionati abbiamo votato Sì perché non siamo manovrabili», rivendica Massimo Pescini, ex dirigente della Xerox, mentre sorseggia un the dalle parti di via Flaminia. Un certo orgoglio della diversità arriva fino ai portici dell'Auditorium. Tra vini bianchi biologici e un salto in libreria - c'è la presentazione dell'ultimo romanzo di Giulio Castelli - il mood è proprio questo. Orgoglio e nannimorettismo: «Mi sa che mi troverò sempre d'accordo e a mio agio con una minoranza», cita alla perfezione un imprenditore, già «della sinistra Dc». Dopo una giornata di indagini a riportare tutti a terra ci pensano alla Torrefazione Vescovio: «L'unico risultato indiscutibile di domenica è stato quello della Roma».