Tor Bella Monaca, bambini a scuola fino
a sera per salvarli dalla criminalità

Tor Bella Monaca, bambini a scuola fino a sera per salvarli dalla criminalità
di Raffaella Troili
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Domenica 13 Ottobre 2013, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 18 Aprile, 15:14

Bella perch� la maggioranza silenziosa che ci vive e lavora si � imposta con il sudore della normalit�. E bella perch� nel frattempo altre periferie pi� tristi e abbandonate, le hanno rubato la scena.

Eccola “Torbella”, piena di verde eppure priva di spazi. Povera ma più orgogliosa. In campo spacciatori e volontari, rapinatori e parroci, tutti si conoscono tutti si sporcano le mani. Con le case popolari fatiscenti, gli ascensori fermi e gli anziani bloccati, le barricate per ritardare i blitz dei carabinieri, i ragazzi senza casco, la gente che non va in vacanza per paura di trovarsi l’abitazione occupata. Cose che fanno più rumore di sparute eccellenze come l’istituto superiore Amaldi o il Teatro; più di quella rete fatta di parrocchie, scuole, forze dell’ordine e centri sociali per i quali vale il motto tutti per uno e uno per tutti.



IL CARTELLO

Chi arriva ha una vertigine, ma da quello smarrimento viene contagiato. Istituto comprensivo San Biagio Platani. La preside Valeria Sentili mostra il motto: «Ci vuole coraggio per restare. Ad andarsene sono bravi tutti». Sorride, «sono venuta per caso, rimasta per scelta». L’edificio cade a pezzi, «ma vorremmo dare di più». In una cartellina il cuore di Torbella: «Sono le richieste dei genitori per fare i lavori personalmente». Una sfida, ricorda la vice preside Elena Barone di un altro istituto, quello di via dell’Archeologia. «Pure oggi è venuta, leggevo sul viso degli alunni, 20 anni fa. Qua ti senti utile». Tasso di disoccupazione altissimo, livello d’istruzione basso. «Se esiste un’emergenza, come ha sostenuto Grasso, bisogna far convergere energie, risorse, mezzi». Dai gerani sui balconi di Riva del Garda alla scuola simbolo di Tor Bella Monaca, la preside Cristina Tonelli, accento settentrionale ha vinto il concorso. «Si arriva per errore, si rimane per amore». Ha davanti «ragazzi costretti a essere adulti e genitori che fanno i bambini». Ha percepito nei giovani, specie delle medie «un continuo latente senso d’abbandono, devono stare al centro dell’attenzione, comportarsi male. Siamo aperti fino alle 20, non c’è altro intorno».



IL PARROCO

C’è don Francesco De Franco a Santa Maria Madre del Redentore, che svetta in via Cambellotti, un simbolo ormai come lo sono le brutte torri di quindici piani. «Tor Bella Monaca è sempre più povera, distribuiamo oltre 250 pacchi alimentari al mese, ne hanno bisogno gli italiani. Ma la gente qui accoglie, tutti portano la croce. E il clima non è più da guerriglia». Le zone calde le conoscono i carabinieri, 500 gli arresti in un anno. Tra le case popolari, negli alveari che nel progetto di riqualificazione urbana di Alemanno andavano abbattuti; i cancelli sui pianerottoli, perché l’attività più frequente è lo spaccio e i giovani sono tentati da guadagni rapidi. Oltre 30mila abitanti (250mila nel Municipio), un 70 per cento che si alza la mattina e va a lavorare e un 30 per cento che delinque, stimano le forze dell’ordine. «Sulla legalità facciamo incontri dalle elementari, per far capire ai ragazzi che sono artefici del loro destino» spiega il maggiore Giuseppe Iacoviello. «Questo è il quartiere più giovane di Roma e per i giovani non si fa niente», ripete Mario Cecchetti, del “Che”ntro sociale.

Padre Giuseppe Piervincenzi è la star di Santa Rita, via Acquaroni. «Vedo povertà e tanta dignità, il vino sta diventando più pulito e buono». Il suo oratorio è un’oasi nel deserto, testimoni di Geova, musulmani c’è posto per tutti. Di lui che quando dice messa fa ridere, dei campi di calcio e delle attività gratis hanno parlato in 180 temi i bambini di due scuole. Sono finiti in un lavoro teatrale. Se è più bella Torbella, è per il nuovo orgoglio. Barbara Digitali, 41 anni, maestra: «Arrivai a 12 anni. Ora abbiamo le forze dell’ordine, il 20 che ci collega all’Anagnina, forse tra qualche anno la metropolitana. Me ne potevo andare, ma quello che sono lo devo a Tor Bella Monaca».

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