Il bilancio? Sotto osservazione resta la seicentesca chiesa di Sant'Eustachio al Pantheon che ha dovuto chiudere a più riprese per lavori di manutenzione (dall'8 al 21 agosto). L'edificio era stato uno di quelli che più aveva impensierito i tecnici, lo scorso 30 ottobre, per la profonda lesione che si era aperta nella zona sopra l'altare.
IL RIONE MONTI
Un caso delicato è rappresentato ancora oggi dalla seicentesca chiesa di San Francesco di Paola, nel rione Monti che resta chiusa da quasi dieci mesi, senza una data ufficiale di riapertura. La questione sembra complessa: l'edificio, di responsabilità dei Frati Minimi, ha diffusi problemi di statica risalenti a prima del terremoto, e aggravati dalle scosse. Dalla Soprintendenza avvertono che è stato chiesto un progetto di consolidamento strutturale che fino adesso non è stato presentato, probabilmente anche perché l'ordine dei frati non è in grado di sostenere economicamente l'operazione. C
ontinuano i lavori nella chiesa di San Lorenzo Fuori le Mura la millenaria basilica costantiniana del Verano, dove la scossa aveva innescato il distacco di calcinacci in una navata: dopo l'intervento al tetto, i ponteggi del cantiere hanno incartato il portico d'ingresso della basilica per risanare la zona del pavimento a ridosso del monumento funerario dedicato ad Alcide De Gasperi. «Dopo la scossa che si è fortemente sentita a Roma - precisa Collettini - abbiamo fatto partire una verifica a tappeto su tutti gli immobili, un lavoro svolto in convenzione con un pool di strutturisti delle università di Perugia e Genova». «Va precisato - continua Collettini - che solo in alcuni casi il sisma ha aggravato lesioni già presenti, come per Sant'Eustachio e Sant'Ivo alla Sapienza, tornata ad essere agibile la scorsa primavera». Se è stata liberata dalle transenne la chiesa di San Pancrazio, i problemi restano aperti nel complesso del Porto di Traiano a Fiumicino dove i Casali ottocenteschi hanno registrato profonde lesioni che ne hanno compromesso la statica: gli edifici pertanto restano inutilizzati, in attesa di interventi di ristrutturazione. «Paradossalmente - commenta Collettini - ne ha risentito più Ostia che Roma, si vede che la scossa del 30 ottobre ha inciso sui terreni sabbiosi e argillosi che sono propri di Ostia». Come precisano dalla Soprintendenza, Roma non è stata classificata tra le zone oggetto del terremoto, e non è inserita nel cratere sismico. «Malgrado le scosse si siano avvertite nella Capitale, questa non ha ricevuto finanziamenti straordinari».
Laura Larcan
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA