I sindacati. «In cambio di un accordo condiviso per ridisegnare il contratto integrativo, il sovrintendente Carlo Fuortes proporrà al Cda del Teatro dell'Opera di ritirare il licenziamento collettivo di orchestra e coro, secondo fonti sindacali. È l'esito dell'incontro aggiornato a martedì prossimo, all'indomani della manifestazione nazionale a Roma dei lavoratori di tutti gli Enti lirici e sinfonici italiani. «Siamo contrari alla politica dei due tempi, per cui prima si taglia e poi si vede - ha detto Alberto Manzini di Slc Cgil - Siamo d'accordo a rivedere il contratto integrativo e contestualmente a trattare sulle linee del nuovo modello produttivo del Teatro. Non ci arrendiamo a vedere una diminuzione dell'organico».
È andato «molto bene», secondo il sovrintendente del Teatro dell'Opera, Carlo Fuortes, l'incontro di stamattina al Costanzi con i sindacati sui licenziamenti dei 182 lavoratori di orchestra e coro decisi dal Cda lo scorso 2 ottobre. «Si sta lavorando al tavolo, com'è giusto che sia - ha precisato poi Fuortes - Ho visto una grande disponibilità da parte di tutti a trovare delle soluzioni che abbiamo posto in Consiglio. Sono molto fiducioso». A chi gli chiedeva se i sindacati avessero presentato una proposta alternativa come chiesto dal Cda, il sovrintendente ha risposto: «Ancora non c'è stata».
Il segretario generale della Fistel Cisl di Roma e del Lazio, Paolo Terrinoni, ha tuttavia lanciato una proposta: «Siamo disponibili a ragionare sul congelamento del premio di produzione per tutto il 2015, che poi a fine anno, in caso di pareggio di
bilancio, verrà riconosciuto ai lavoratori.
Siamo pronti a discutere anche sugli istituti salariali variabili, ma il fisso non si tocca. Inoltre - ha sottolineato - dobbiamo costruire un percorso di aumento della produttività». Per il sindacalista, comunque, «a pagare non devono essere solo coro e orchestra». La Cisl, ha precisato, «è pronta a fare un protocollo di relazioni sindacali per regolare istituti come assemblee e scioperi, perché non siamo più disponibili a scioperi selvaggi».
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