Il tassista si è sfogato con una cliente. Ha fatto riferimento ai taxi con i tassametri taroccati, ma non sapeva che la donna nascondeva un registratore. Ha aggiunto anche che sono tanti i meccanici disponibili a intervenire per aumentare la velocità di un singolo scatto. Alcuni di questi professionisti, specialisti nel ritoccare il contatore, secondo il racconto, sarebbero addirittura impiegati nelle autofficine convenzionate con il Comune, quelle che sono addette proprio al montaggio dei tassametri.
Adesso la Procura, che ha aperto un fascicolo dopo un esposto presentato dal Codacons, vuole vederci chiaro. Non è escluso che nelle prossime settimane possano essere nominati dei consulenti, per esaminare i tassametri di qualche auto bianca e controllare se le circostanze riportate nella denuncia siano vere.
A spingere l’Associazione dei consumatori a presentare l’esposto dal quale è partita l’inchiesta, è stata la denuncia di una signora, che ha impresso sul nastro la confessione del tassista, con i dettagli sulle modalità di lavoro dei suoi colleghi. Uno scatto ogni 300 metri, ha detto l’autista alla donna. E poiché la tariffa prevista a ogni scatto in città è di 0,98 centesimi ogni chilometro, la cliente ha fatto in fretta i conti della truffa.
La loquace, quanto inconsapevole, gola profonda avrebbe aggiunto dettagli su dettagli, ignara che le sue rivelazioni, anzi gli sfoghi sulla disonestà di molti colleghi, venissero registrati su un nastro. «Io m’ammazzo di lavoro..», premetteva l’uomo, prima di elencare la malefatte di altri tassisti.
La cliente curiosa domandava all’autista se fossero vere, o leggende metropolitane, le voci sulla presunta manomissione dei tassametri. E lui rispondeva senza alcuna titubanza: «Certo, ti posso dire pure chi è. Uno si prende 500 euro e fa i tassametri... un’officina sulla Tuscolana che modifica gli scatti, praticamente un euro ogni 300 metri».
Adesso quelle registrazioni sono agli atti dell’inchiesta e gli accertamenti partiranno proprio da quell’officina. L’uomo ci teneva a sottolineare che lui era sempre stato lontano dai guai perché: «Io sto a contatto con la gente e voglio sta’ tranquillo». Ma anche senza spendere i 500 euro, riferiva ancora il tassista, è possibile ingannare i clienti anche in altro modo: basta mettere «una pecetta sul display», per nascondere che la tariffa applicata all’interno del Raccordo Anulare è invece quella prevista fuori città: 1,5 euro a chilometro, anziché 0,98 centesimi. «Per frega’ cosa? - aggiungeva l’uomo - Due, tre euro a corsa..». Ed è da queste parole che l’inchiesta della procura ha preso il via.
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