Roma, tassista violentata da cliente, la sorella: «Siamo sconvolti, vogliamo dimenticare»

Roma, tassista violentata da cliente, la sorella: «Siamo sconvolti, vogliamo dimenticare»
di Maria Lombardi e Marco De Risi
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Domenica 10 Maggio 2015, 13:35 - Ultimo aggiornamento: 18:32

«È una storia bruttissima, siamo sconvolti. Quello che è successo a mia sorella è davvero troppo grave, non può e non deve più succedere. Adesso vogliamo solo proteggerla e aiutarla a dimenticare».

Anche lui è un tassista e vive un doppio dolore, la violenza dell'altra mattina in una stradina sperduta alla Piana del Sole lo ferisce come collega e come fratello. Lei, la conducente dell'auto bianca stuprata e rapinata, ha un livido sul viso, all'altezza dello zigomo, risponde al telefono con una voce debole: «Adesso non è il momento, sono troppo spaventata parlerò e racconterò tutto appena me la sento». Quando l'alone blu sotto gli occhi se ne sarà andato (dall'ospedale l'hanno dimessa con una prognosi di 25 giorni) e anche i pensieri faranno meno male. «Aquila 9» la sigla del taxi che la donna di 43 anni guidava l'altra mattina adesso è anche un simbolo, quello della battaglia dei tassisti che si sentono in pericolo. Ieri hanno girato con un fiocco rosa legato all'antenna in segno di solidarietà con la collega o hanno pubblicato l'immagine sul profilo social, l'invito di Federtaxi è stato raccolto da tanti. I sindacati della categoria hanno deciso di indire una giornata di lotta fermando le auto. La violenza di venerdì mattina è stata sono l'ultima di una serie di aggressioni. La tassista, che vive con i genitori all'estrema periferia Ovest, non lontano da casa del fratello, prende servizio all'alba alla guida della Dacia, lei è una sostituta ed è probabile che l'auto sia proprio del fratello. All'altezza dell'Ergife sulla via Aurelia, la ferma un uomo con un cenno della mano.

LE RICERCHE

«Mi sembrava un tipo tranquillo».

Magro, bassino, capelli corti e scuri, occhi piccoli e labbra sottili, tra i 25 e i 30 anni, indossava una camicia jeans pantaloni scuri e scarpe da ginnastica. Aveva anche un trolley, tutta l'apparenza di un viaggiatore. La descrizione fatta dalla donna agli investigatori della squadra mobile è dettagliata, tanto che la polizia scientifica traccia un identikit dell'aggressore diffuso ieri.

L'uomo dall'accento romano chiede alla tassista di dirigersi verso Fiumicino. «Mi ha fatto cambiare strada più volte, diceva di seguire le sue indicazioni». Finché le chiede di fermarsi in via Pescina Gagliarda, alla Piana del Sole. «Pensavo volesse scendere, mi sono voltata per chiedergli i soldi e mi ha colpito con un pugno. Ero stordita, incapace di reagire». L'uomo abbassa con la leva il sedile della tassista, l'afferra per i capelli e la stupra, poi le prende il portafoglio con 90 euro e fugge via a piedi sulle stradine di campagna. Alle 7,30 arriva la chiamata alla centrale del Radiotaxi 3570. «Venitemi a prendere, mi hanno violentata», sussurra la donna. La trovano rannicchiata sul sedile della Dacia bianca in fondo a via Pescina Gagliarda. Scatta la caccia all'uomo, anche con un elicottero.

Ed è polemica sulla sicurezza. Il presidente del 3570 Loreno Bittarelli propone «le telecamere sui taxi collegate alla nostra centrale». L'Unica taxi-Cgil chiede un incontro al prefetto, mentre le altre sigle (Uil Trasporti, Federtaxi Cisal, Ugl Taxi, Fit Cisl Taxi, Usb Taxi, Ati taxi e associazione di tutela legale taxi) proclamano «una giornata di fermo cittadino del servizio» e una manifestazione.

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