Un interrogatorio breve durante il quale ha ribadito la sua colpevolezza, ed è tornato a descrivere quel «raptus» che «gli ha rovinato la vita».
La violenza che rovinato soprattutto la vita ad una tassista consumata in una strada sterrata alla periferia di Roma la mattina dell'8 maggio scorso. Simone Borgese resta in carcere su decisione del gip Flavia Costantini al termine di un interrogatorio di garanzia, nel carcere di Regina Coeli, durato poco più di un'ora nel quale ha ribadito al sua colpevolezza. Il giudice, così come chiesto dalla Procura, ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere per le accuse di violenza sessuale, lesioni e rapina.
Il 30enne romano è apparso provato ma il suo racconto, la sua ricostruzione delle drammatiche fasi della violenza è stata «puntuale e dettagliata».
A Borgese gli uomini della Squadra Mobile erano arrivati grazie alla preziosa testimonianza di un collega della donna vittima della violenza. Il tassista aveva riconosciuto nell'identikit reso noto dalla Questura un passeggero che poi pochi giorni fa aveva accompagno nella stessa zona di Ponte Galeria, dove vive il nonno di Borgese. Arrivati davanti all'abitazione l'uomo, che come nel giorno della violenza aveva con sè un grosso borsone, aveva spiegato al tassista di non avere i soldi per pagare la corsa ma, a garanzia del futuro pagamento, aveva fornito il numero del suo cellulare. Numero su cui gli inquirenti hanno fatto verifiche risalendo all'identità di Borgese.
Nel suo passato anche piccoli precedenti per furto e minacce al compagno di sua madre. «Dopo aver ribadito, davanti al gip, la confessione di rapina, aggressione e violenza, auspichiamo che al Borgese venga inflitta una pena esemplare per ripagare, almeno in parte, la tassista vittima dello sfregio. Intanto - afferma Alessandro Atzeni di Uil Trasporti settore taxi - siamo già al lavoro per dotare, al più presto, tutti i taxi capitolini di un efficace sistema di sicurezza». E il Partito Democratico capitolino lancia una proposta, anche in vista del Giubileo, telecamere nelle auto e taxi collegati direttamente con la centrale dell'Agenzia per la Mobilità. Un'idea, spiega il capogruppo del Pd Fabrizio Panecaldo, su cui il sindaco si è trovato d'accordo.
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