Roma, uccisa dal marito in un bar. La suocera: «Picchiava la moglie davanti al figlio legato a una sedia»

Roma, uccisa dal marito in un bar. La suocera: «Picchiava la moglie davanti al figlio legato a una sedia»
di Raffaella Troili
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Venerdì 22 Aprile 2016, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 23 Aprile, 12:36

E' rinata, «brillava», ma solo per un mese Susy, la schiava di campagna, segregata alle porte di Roma, freddata in un bar di Lunghezza. La forza gliel'aveva data a febbraio la morte del padre, la scusa, l'ultimo tradimento. Era scappata dal marito infedele e violento, con quel figlio che aveva protetto annullandosi per 17 anni. Mamma Nunzia l'ha ritrovata e persa, lei che andava a citofonare ogni giorno, a gridare «Susi, Susi aprici, fammela vedere», ma niente, sua figlia è rimasta muta e succube per anni, mandando il suo aguzzino al cancello, a dire: «Non vi vuole vedere...». Mamma Nunzia si strazia, «l'avevo appena ritrovata, avevo perso mio marito, forse era stato un suo regalo. Ora voglio morire e andare da lei». A lei e ai familiari aveva raccontato tutto: «Ero segregata, mamma, non ho conosciuto una festa, un Natale, mamma io non so che cos'è il mare». E perché non è scappata, le hanno chiesto tutti: «Perché avevo paura: paura che ammazzasse Andrea». Una minaccia costante. Una tragedia annunciata» dicono ora i cugini, la mamma, la zia, la sorella di Assunta Finizio. «E' matto - diceva - ogni volta minaccia che ammazzerà me e il figlio». Erano andati dai carabinieri pochi giorni fa, perché da quando lei era scappata, li pedinava, minacciava: «Ti faccio vedere la morte di tuo figlio e poi ti uccido, non vedo l'ora di ammazzarti». Aveva registrato tutto Assunta, «ma non aveva lividi, non potevano far niente le avevano risposto».
Lei che dopo una vita di sevizie pensava di salvarsi, è morta ammazzata dall'uomo che l'aveva rimorchiata bambina nel bar di famiglia, bella e ingenua. L'aveva portata a vivere in campagna a Corcolle e segregata lì. Ai familiari e ai carabinieri prima di morire lei e il figlio hanno raccontato particolari raccapriccianti: «Quando era piccolo lo legava a una sedia e lo costringeva ad assistere mentre mi picchiava». Ancora: «Quando fu bocciato lo legò al cancello e lo fece stare lì per due giorni». Ferite e tradimenti continui. Assunta e il figlio sotto le feste rimanevano soli, l'assassino, Nuccetelli, passava Natale e Pasqua con la prima moglie e i due figli. Guai ad avvicinarsi alla famiglia d'origine, Susy era isolata, «ci siamo trovati davanti una zingara, le abbiamo comprato vestiti, l'abbiamo portata dal parrucchiere, era irriconoscibile, era tornata tra noi ed era felicissima».

«SEMBRAVA DROGATA»
«Mia figlia mi ha chiesto scusa, mi ha detto mamma non avevo scelta: fino all'ultimo Augusto mi ha tenuta isolata da tutto. Ci riempiva di botte, avevo paura che ammazzasse mio figlio». Anche in questi giorni il padre-padrone aveva scritto al figlio un sms minacciandolo di morte. «Mi diceva: mamma perdonami, ti ho sempre amato». Era rinata nella casa della mamma, accudita dalla sorella, libera. I pochi che in passato erano riusciti a vederla la ricordano «imbambolata, come sedata, drogata, ora lo voglio veder morire in carcere» grida la sorella Mery. Nunzia non ha pace. «Se si fosse aperta prima con me, l'avrei mandata all'estero a fare la signora, non ci manca niente. Non l'ha solo ammazzata, l'ha seviziata, mio marito è morto desiderandola, è morto con la figlia in bocca. Io ho avuto un mese di felicità, mia figlia mi ha chiesto perdono: “Mamma io non ero io, ero plagiata”». Ora ha un nipote che l'abbraccia e le ripete stordito e senza lacrime: «Ho solo te, nonna».
 

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