Omicidio-suicidio a Roma, strage preordinata: la marocchina era depressa

Omicidio-suicidio a Roma, strage preordinata: la marocchina era depressa
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Mercoledì 29 Ottobre 2014, 09:28 - Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 14:29

Un'azione preordinata: voleva sterminare l'intera famiglia, a cominciare dal marito, e poi togliersi la vita. Quanto compiuto da Khadija El Fatkhan, la 42enne marocchina che ha accoltellato mortalmente due figli, ferito un terzo e il marito, per poi suicidarsi, rientrerebbe in un piano di morte in cui tutti dovevano essere ammazzati. La strage premeditata. Ne sono convinti i magistrati della Procura di Roma che stanno cercando di chiarire quanto avvenuto all'alba di lunedì in un appartamento di uno stabile occupato di via Carlo Felice, a due passi da piazza San Giovanni. Il movente resta l'unica incognita ma dagli elementi raccolti la pista del raptus improvviso sta lasciando spazio ad una azione prestabilita e ostinatamente portata a termine. La donna aveva individuato nel marito, Idris Jeddou, il primo, e forse più grande, ostacolo da eliminare, e lo avrebbe colpito mentre dormiva. Per gli investigatori con lui ha ingaggiato un confronto fisico al termine del quale l'uomo è stato ferito all'addome con una coltellata.

La ricostruzione Idris, che presenta anche escoriazioni sulle braccia, decide di recarsi all'ospedale non immaginando cosa la moglie avesse in mente di fare.

Da lì la chiama più volte con il telefono ma non ottenendo notizie manda un suo amico a controllare cosa fosse accaduto. Nel frattempo agli agenti del drappello di polizia dell'ospedale San Giovanni racconta una bugia, sostenendo di essere stato ferito da un uomo in strada. Per chi indaga il suo è stato un tentativo di coprire la moglie, senza sapere cosa stava accadendo in quell'abitazione.

La mattanza In quelle ore la 42enne marocchina ha trasformato l'abitazione dove vivevano da anni in una sorta di mattatoio in cui ha ucciso i figli di 3 e 9 anni e ha ferito gravemente il terzo, una bimba di 5 anni che ora lotta contro la morte nel reparto di rianimazione dell'ospedale Bambino Gesù. Chi indaga non esclude che la donna potesse essere affetta da una forma di depressione ma le risposte definitive su dinamica e movente potranno arrivare dal marito appena i medici che lo hanno in cura daranno il via libera all'audizione. L'uomo in ospedale ha ricevuto la visita del console del Marocco, Mohamed Basri, e prima ancora del suo datore di lavoro. E proprio a quest'ultimo ha raccontato che la moglie lo ha accoltellato mentre dormiva. Che non c'era stata una lite. Un elemento che potrebbe confermare l'ipotesi di un piano preordinato della donna.

L'autopsia La Procura di Roma ha disposto l'autopsia per El Fatkhan e per i due suoi figli. Domani il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il sostituto Francesco Minisci affideranno il relativo incarico ad un anatomopatologo. Gli esami autoptici che si svolgeranno tra domani e dopodomani stabiliranno con certezza l'orario della morte dei bambini, uccisi a colpi di mannaia, e della madre trovata impiccata nel bagno. Un elemento fondamentale per verificare se gli orari coincidono con il racconto fornito dal marito.

Comunità sotto choc Il dramma di via Carlo Felice ha sconvolto l'interna comunità che viveva nello stabile occupato. Tra gli abitanti della zona c'è chi giura che da un anno o due, forse dopo un viaggio in Marocco, la donna avesse preso ad indossare il velo. Un dettaglio che, però, al momento, non è centrale nell'attività di indagine degli inquirenti. Oggi sullo stabile è stato esposto uno striscione in cui viene espressa solidarietà . «Tutta la comunità è solidale e colpita dal dramma accaduto - è detto -.. Chiediamo riserbo e rispetto per le vittime e per la Comunità stessa». Sul marciapiede è stato posizionato un tavolo con un cero votivo e due mazzi di fiori. Accanto un biglietto dedicato ai due piccoli strappati alla vita: «la comunità di Carlo Felice vi saluta con una ferita nel cuore immensa... Non vi dimenticheremo mai».

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