La strage di Roma scatenata dalla gelosia: «Lei si sentiva tradita»

La strage di Roma scatenata dalla gelosia: «Lei si sentiva tradita»
di Laura Bogliolo e Alessia Marani
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Mercoledì 29 Ottobre 2014, 06:05 - Ultimo aggiornamento: 10:00
«Era disperata perché era convinta che il marito la tradisse, negli ultimi tempi non era più la stessa». Aveva iniziato a portare il velo dopo il viaggio in Marocco, non parlava più con le mamme della scuola Federico Di Donato che i tre figli Moussif, Rhim e Hiba, frequentavano.



«Pensava che il marito la tradisse ed è impazzita, era depressa» dicono le mamme della scuola che ieri in lacrime ricordavano i tre bimbi vittime del massacro nell'appartamento al quarto piano della palazzina occupata in via Carlo felice, nel quartiere San Giovanni. Un massacro a colpi di mannaia che gli inquirenti della Procura di Roma definiscono un piano preordinato di sterminio dell'intera famiglia. Khadija El Fatkhani, 42 anni, ossessionata dal tradimento, l'ennesima lite con il marito Idris Jeddou, 43 anni. «Dormivo, ho trovata mia moglie sopra di me, mi aveva accoltellato nel sonno, aveva ancora il coltello in mano e poi ha gridato “scusa, scusa, sono matta, aiutami”» ha raccontato ieri Idris dal letto dell'ospedale San Giovanni dove è ricoverato.



Piangeva, abbracciava i colleghi di lavoro che sono andati a trovarlo. Idris che lavora nel deposito sull'Aurelia di Mondo Convenienza che ieri è rimasto chiuso in segno di lutto, Idris che torna a casa. Accoltellato al ventre nella notte, va in ospedale alle 4.40 di lunedì fingendo una rapina per coprire la moglie che nel piano folle preordinato sceglie di uccidere prima il marito, il primo ostacolo da eliminare che riporterà escoriazioni anche sulle braccia.



LE DITA AMPUTATE

Nessun raptus, ma un'azione prestabilita portata a termine con una violenza inaudita. «Mia moglie urlava che era pazza e le ho detto di calmarsi, che sarei andato in ospedale senza dire che era stata lei» ha raccontato Idris. Al mattino però la moglie non risponde al telefono, lui avverte una vicina chiedendole di andare a controllare, e scopre il massacro: la porta di casa l'avrebbe trovata socchiusa. Secondo gli inquirenti Khadija ha continuato il suo piano killer e ha colpito con la mannaia i tre figli. Hiba, 5 anni, l'unica sopravvissuta ha alcune dita amputate. Khadija ormai caduta nella follia si impicca. Secondo gli inquirenti la donna ha fatto tutto da sola: sul suo corpo non è stato trovato nessun segno di violenza. Le mamme della scuola raccontano anche l'ultimo venerdì a scuola: «Era nervosa, ha trattato male le figlie mentre la piccolina di tre anni, Rhim, ha iniziato a piangere e l'abbiamo presa in braccio».



LA DEPRESSIONE

Un nervosismo, un distacco dalla realtà che durava da tempo. Ieri Idris continuava a chiedere della piccola Hiba ricoverata all'ospedale Bambino Gesù dove lotta per vivere, in prognosi riservata dopo il complesso intervento chirurgico alla trachea e a una mano. La piccola è sedata e assistita dalla ventilazione meccanica e la Tac ha escluso danni ai tessuti cerebrali. Le condizioni cliniche sono stabili, ma resta gravissima. Gli investigatori della Squadra Mobile diretti da Renato Cortese riascolteranno Idris non appena starà meglio.



Si pensa che la donna soffrisse da tempo di depressione anche se il fratello Aziz disperato ha dichiarato: «Non prendeva antidepressivi, non so come sia potuto accadere». La Procura intanto ha disposto le autopsie. Oggi il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il sostituto Francesco Minisci affideranno il relativo incarico a un anatomopatologo. Gli esami autoptici stabiliranno con certezza l'orario della morte dei bambini e della madre, elemento fondamentale per verificare se gli orari coincidono con il racconto di Idris e per stabilire la verità sul massacro.