Simona e il segreto svelato ai suoi soccorritori: «Ho subito uno stupro»

Simona Riso, 28 anni, in un'immagine tratta dal suo profilo Facebook
di Raffaella Troili
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Venerdì 8 Novembre 2013, 08:01 - Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 08:24

Sei stata aggredita? No; Sei stata spinta? No; Hai avuto violenze sessuali? S. La sequenza delle domande dei medici e le risposte di Simona Riso in fin di vita sono forse l’unica verità, il testamento di una ragazza con un passato che le mangiava il cuore. E la stessa formulazione delle domande può aver scatenato risposte incongrue, confusione nei tempi, da parte di chi era ripiombata in pieno trauma.

Simona Riso, la giovane trovata in fin di vita nel giardino condominiale, in via Urbisaglia, la mattina del 30 ottobre, potrebbe esser stata vittima di una violenza sì, ma non quel giorno. Suicidio, caduta accidentale, omicidio? Probabilmente è precipitata dal terrazzo, due testimoni, due religiosi che abitano davanti hanno sentito un tonfo unico, forte, inequivocabile verso le 6,30. Ma gli investigatori continuano a scavare nella vita privata della giovane, anche per chiarire il perché ai soccorritori abbia parlato delle violenze, fatto che ha spinto i medici del San Giovanni ad avviare le verifiche nel box ginecologico, quando invece Simona Riso aveva bacino, coccige e due costole rotte, sarebbe di lì a poco andata in arresto cardiaco, sul suo corpo non c’era traccia di violenza sessuale recente.

«GLI UOMINI SBAGLIATI»

La famiglia è convinta che la giovane sia stata aggredita, che qualcuno che lei conosceva l’abbia cercata all’alba e che si tratti di omicidio; di certo per ora è che è caduta dall’alto, anche alla luce dei rumori sentiti dai due testimoni. Nel passato della ventottenne originaria della Calabria c’erano stati due episodi di autolesionismo, aveva tentato il suicidio durante un ricovero in una clinica specializzata in disturbi alimentari, era stata trasferita nel reparto di psichiatria del San Camillo. «Al di là del tentato suicidio stava molto male - ricorda chi l’ha conosciuta - c’era un grande problema di violenze antico da parte di un parente», un trauma che ogni tanto riaffiorava mandando in tilt l’equilibrio psichico della ragazza, che aveva sofferto di depressione e anoressia. «E c’era il dolore nuovo per non essere in grado di incontrare uomini che non fossero violenti, che la picchiavano, maltrattavano. Simona si dava questa colpa, che era lei a scegliere male, a scegliere uomini violenti». Tre mesi era stata al San Camillo, aveva cominciato a fidarsi. Simona era fuggita dalla Calabria come pure la sorella. Da San Calogero, il paese vicino Vibo Valentia, era andata via a 19 anni. Prima a Dublino, poi a Roma, Milano, Torino, di nuovo a Roma. Gli psichiatri nel 2011 erano riusciti a convocare una serie di sedute di gruppo con i familiari, a farle raccontare tutto: «Sono stata violentata» avrebbe detto, ma come è stata presa la notizia, quanto fosse credibile, come è stata seguita da allora Simona, non si sa. «L’obiettivo di quegli incontri era dare un punto di riferimento e una situazione di stabilità a Simona, ci sembrò che la sorella potesse essere la persona giusta, infatti andò con lei prima in vacanza, poi a Milano, contattammo un terapeuta che la seguisse anche lì». Era il luglio del 2011. Più tardi Simona scelse di tornare a Roma, altri terapeuti l’hanno seguita fino a pochi giorni prima della morte.

LA FAMIGLIA

Quella mattina i familiari sono convinti che qualcuno abbia cercato Simona che una volta sul terrazzo deve essersi avvicinata alla ringhiera. Sono le 7 quando una vicina vede il suo corpo in giardino. Chiama il 118, in ambulanza un medico le dà l’ossigeno, una volta al pronto soccorso del San Giovanni forse si perde un po’ di tempo. L’avvocato Sebastiano Russo punta il dito sull’ospedale «che ha pensato a farle un tampone e non a salvarle la vita quando è arrivata in codice rosso. Simona è stata ammazzata due volte». Forse anche di più. «Il passato non conta - ripete il fratello Nicola Riso - mia sorella aveva lottato, aveva superato quel momento. E’ stata vittima di una violenza, lei stessa l’ha detto». In programma sabato prossimo, una doppia fiaccolata per ricordarla, una a San Calogero l’altra alle 19 in via Urbisaglia.

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