Roma, sfogo dell'ex dg di Farmacap: «Ho mandato via i ladri e M5S mi ha licenziato»

Roma, sfogo dell'ex dg di Farmacap: «Ho mandato via i ladri e M5S mi ha licenziato»
di Simone Canettieri
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Lunedì 3 Aprile 2017, 07:57 - Ultimo aggiornamento: 17:09

Simona Laing quale spiegazione si è data? Perché è stata rimossa da direttore generale di Farmacap?
«Mi aspettavo di essere licenziata: ho subito una guerra continua. Basti pensare che dopo dieci giorni che il commissario Stefanori si era insediato era uscito un articolo in cui mi si accusava di essere indagata a Pistoia, fatto falso, e che c'erano illeciti nel magazzino di Farmacap, guarda caso a seguito di un esposto presentato da Stefanori».

Ha pagato il dazio di essere stata nominata ai vertici dell'azienda speciale del Comune dall'ex sindaco Ignazio Marino e non da Virginia Raggi?
«Certo, mi hanno fatto la guerra fin da subito perché ero di nomina mariniana. Il 16 agosto 2016 incontrai la sindaca Virginia Raggi e l'allora assessore al Bilancio Marcello Minenna, che mi diede fiducia e mi confermò il piano di risanamento. E' tutto scritto a verbale. Poi è arrivato Stefanori e la linea è cambiata».

Nelle motivazioni con le quali è stata rimossa, per «giusta causa», le vengono contestati anche i licenziamenti di quattro dipendenti coinvolti in un'inchiesta.
«Una storia paradossale. L'ultima inchiesta che ha scosso l'azienda ha portato a 14 indagati, di cui tre farmacisti interdetti dalla professione, e un arresto. Ho guardato tutti i video della Procura e ho distinto le condotte dei singoli. Le posizioni gravi le ho rimosse. Prima devo fare una premessa».

Quale?
«Quando arrivai a Farmacap ricevetti le segnalazioni dei direttori sui furti nei magazzini: portai le denunce in Procura e scattò l'inchiesta. Chi è stato arrestato ha fatto 220 furti in un mese, gli altri prendevano medicinali e uscivano senza scontrinare. Queste quattro posizioni ho deciso di licenziarle».

E il commissario si è opposto?
«Sì, voleva che ritirassi il provvedimento. Io non l'ho fatto e lui ha prodotto una serie di atti volti a screditare dal punto della vista della legittimità le mie decisioni».

Morale della favola?
«L'avvocato di controparte sta producendo documentazioni per vizi formali per il reintegro dei lavoratori grazie all'attività del commissario. Che non capisco a questo punto se lavori o meno per il bene dell'azienda».

Vuole dire che ha pagato anche il rigore nei confronti dei dipendenti indagati per essere infedeli?
«Evidentemente sì».

Il commissario le contesta nella lettera di licenziamento la scarsa presenza fisica in azienda.
«Sono un direttore generale, non ho l'obbligo del cartellino. Il mio obbligo sono gli obiettivi, il risanamento dei bilanci, cosa che ho portato a termine durante la mia gestione. Prima di me il Campidoglio versava nelle casse di Farmacap 15 milioni di euro all'anno per tenerla in vita. Così si interrompe in maniera brusca una fase di risanamento che ha prodotti obiettivi e dati certi, l'azienda si autofinanziava ed era autonoma».

E' notizia di sabato lo stanziamento di 10 milioni da parte del Comune per Farmacap, però.
«Si vuole riattingere ai fondi pubblici, far sì che l'azienda ritorni a essere un bancomat».

Prima del licenziamento via mail, martedì scorso è stata convocata in Campidoglio dagli assessori Mazzillo (Bilancio) e Colomban (Partecipate). Cosa le hanno detto?
«Mi hanno chiesto informazioni sulle contestazioni del commissario, alle quali ho risposto punto su punto, e alla fine mi hanno invitato a dimettermi per incompatibilità caratteriale con il commissario».

Impugnerà il licenziamento?
«Sì. Il mio contratto scadeva ad agosto 2018».

Si sente vittima dello spoils system?
«No, della mediocrità».
 

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