Sgomberi, scoppia il caso Nieri
Il vicesindaco al telefono con l'indagata
«Tranquilla, con il giudice ci penso io»

Sgomberi, scoppia il caso Nieri Il vicesindaco al telefono con l'indagata «Tranquilla, con il giudice ci penso io»
di Silvia Barocci
3 Minuti di Lettura
Venerdì 25 Aprile 2014, 14:33 - Ultimo aggiornamento: 14:42
Si occupava di evitare lo sgombero, il vice sindaco di Roma, Luigi Nieri. E le mosse erano concordate con gli occupanti dell’Angelo Mai.



Promettendo che avrebbe «forzato la mano» al tribunale di Roma. L’intercettazione, depositata agli atti del riesame che sarà discusso lunedì prossimo e al vaglio degli inquirenti, è registrata la mattina del giorno successivo allo sgombero, il 21 marzo. All’altro capo del telefono c’è una portavoce degli occupanti, Giorgina Pilozzi. Nieri: «Dobbiamo fare un incontro io e la segreteria del sindaco tra oggi e domani mattina sulla... con l’avvocatura, per capire come procediamo sul passaggio, soprattutto per quanto riguarda la vicenda dell’Angelo Mai, man non solo. Ieri sera abbiamo forzato la mano...». Il riferimento è al fatto che la notte prima il comune era riuscito a far sospendere gli sgomberi utilizzando i poteri di emergenza previsti dalla legge. Pilozzi: «Una volta che loro ve li riconsegnano poi voi potete farne ciò che ne volete, giusto?». Nieri: «Diciamo che già ieri sera noi abbiamo fatto un paio... ieri sera è stato un anticipo di quello che sarebbe avvenuto. E ce li hanno consegnati per rispetto alle due occupazioni. Però veramente in un paio di ore facciamo tutto eh? Va bene». E ancora: «Intanto lì puoi dire che noi stiamo procedendo a quello che abbiamo detto ieri. Praticamente a far ripristinare lo stato precedente ai fatti (sorride)».



«IO STERMINO L’HERTZ»

L’indagine che ha portato allo sgombero degli edifici occupati in via delle Acacie, del cosiddetto ex Hertz e dell’Angelo Maj e ad iscrivere al registro degli indagati 39 persone di cui 15 per associazione a delinquere, racconta le continue vessazioni, i ricatti, le crescenti richieste di soldi che gli occupanti italiani e stranieri erano costretti a subire da alcuni esponenti del Comitato popolare di lotta per la casa e in particolare dalla leader Pina Vitale. Che, da parte sua, poteva contare su più di un appoggio in ambienti politici di centrosinistra, come spiega la richiesta di sequestro preventivo firmata dal pm Luca Tescaroli. A novembre scorso, Pina Vitale racconta ad un amico di «essere stata a casa dell’assessore alla casa Daniele Ozzimo (Pd). Nell’occasione gli avrebbe detto: ”adesso mi hai proprio rotto il cazzo, o in settimana questa cosa si fa o vi metto in ginocchio come ho messo in ginocchio la destra. Ora comincio a sterminare la Hertz dieci famiglie le prendo a calci fino a fargli male».



IL CONSIGLIERE «AMICO»

Un consigliere comunale del Pd, Giovanni Paris (ma nell’atto si specifica che il riferimento potrebbe essere a un consigliere omonimo), avrebbe poi indicato lo stabile giusto da occupare nella zona del V Municipio. La Vitale lo racconta ad un’altra indagata. Vitale: «Quello del Pd, si chiama Gianni è comunque della corrente di Ozzimo. Dice ”Però il posto, se ve la sentite, che non sia Ostia centro ve lo do io”. Uno ce l’ha già dato a Dragoncello, però ci vanno 6-7 famiglie, ho detto cerca qualcosa di meglio».

A suon di minacce, una parte della battaglia l’hanno già vinta, scrive il pm: «Dall’analisi dell’ultimo bando di concorso per l’assegnazione delle case popolari, risulta l’attribuzione del punteggio massimo a tutti coloro che vivono in alloggi di fortuna, quali strutture messe a disposizione da associazioni riconosciute».
© RIPRODUZIONE RISERVATA