Sequestrò un bimbo per riavere la droga: dodici anni al pugile

Mirco Ricci, pugile professionista conosciuto come The Predator (ex campione intercontinentale Wba e italiano dei mediomassimi)
di Adelaide Pierucci
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Mercoledì 31 Ottobre 2018, 09:13 - Ultimo aggiornamento: 15:25

Un sequestro in piena regola di un bambino a scopo di estorsione, e non un tentativo di taglieggiamento con minacce. Sentenza ribaltata e pena quasi triplicata in appello per Mirco Ricci, boxeur professionista noto come The Predator, e per la madre Palma Condemi, arrestati ad aprile 2016 per aver rapito per due giorni nel residence comunale dove abitavano, a Val Cannuta, il figlio di una vicina: il piccolo, 9 anni, baby pugile, fu preso in ostaggio col pretesto di riavere indietro dalla mamma del piccolo una partita di droga da cinquemila euro, affidata secondo Ricci alla donna e fatta sparire. La prima Corte d'Assise d'Appello, presieduta da Andrea Calabria con Giancarlo De Cataldo, ha condannato l'ex pugile e la madre del campione a 11 anni e 10 mesi di carcere ciascuno, riscrivendo la sentenza di primo grado che aveva inflitto ai due imputati una pena di 4 anni e mezzo per tentativo di estorsione con minacce.
 

 

La Corte ha ripristinato l'originaria imputazione, ossia il sequestro di persona a scopo di estorsione, seppure riconoscendo l'attenuante della lieve entità del fatto. Nello stesso processo è stata confermata l'assoluzione di Francesca Ricci, sorella di Mirco, e Sonia Cataldi, una cugina del bambino tenuto in ostaggio, tutte inquiline dello stesso stabile. Secondo l'accusa, Mirco Ricci - ex campione intercontinentale Wba e italiano dei mediomassimi - si era presentato a casa della vicina con la sorella per riavere indietro una partita di droga, le aveva sferrato dei pugni lesionandole due costole e poi aveva trascinato via il bambino: «Se lo rivuoi, tira fuori i soldi».

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LE INTERCETTAZIONI
La madre del piccolo, però, dopo aver racimolato solo mille euro, aveva deciso di denunciare il fatto, facendo così attivare le intercettazioni telefoniche e le ricerche del piccolo, liberato due giorni dopo in casa di Sonia Cataldi, dove era stato portato da poche ore. Il pm Claudia Terracina, in una corsa contro il tempo, aveva fatto scattare il blitz nell'appartamento per porre fine al rapimento nelle case del Caaf, a Val Cannuta, uno dei dei dieci Centri di assistenza alloggiativa temporanea del Campidoglio, dopo che Palma Condemi aveva sobillato il figlio: «Ci deve ridare i soldi. E subito. Ha fatto sparire lei la coca».
 

Gli agenti della Mobile, il giorno dopo, avevano intercettato una telefonata chiave tra la cugina del piccolo e il fidanzato dove si sentiva in sottofondo la voce di un bimbo in lacrime: «Voglio la mamma». Mirco Ricci, però, si è sempre difeso sostenendo che il bambino non era ostaggio: «L'ho accompagnato anche in palestra per gli allenamenti». «I bambini non si toccano, il sequestro c'è stato. E ringraziando Dio giustizia è stata fatta, seppure a metà», ha commentato la sentenza Tiziana Cataldi, la mamma del bambino. «Ora mio figlio è tranquillo. Ma non è stato facile. Ha ripreso a fare pugilato. Mirco era il suo idolo. Gli volevamo tutti bene. Andavamo a vedere i suoi incontri. Siamo andati via da là. Per ricominciare da capo».

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